martedì 23 settembre 2014

MOD

"Peolpe try to put us down
just because we get around
Things they say do look
awful cold
Talking about my generation
Hope I die before I get old"
("My Generation" - The Who, 1965)






Nella seconda metà degli anni '50, nella zona nord di Londra, si venne a formare una nova sottocultura giovanile, formata da ragazzi della casse lavoratrice ed ebrei appartenenti alla classe media, che erano attratti dello stile italiano, francese e dalla moda proveniente dalla Ivy League delle università americane. In netta contrapposizione ai Teddy Boy, che si ispiravano alla moda Edoardiana del passato, essi cercavano unicamente la modernità, e da qui ecco il nome Mod, da modernist, con cui si identificavano.
I ragazzi portavano i capelli con taglio universitario con scriminatura laterale e frangia portata in avanti, vestivano giacche morbide monopetto, cravatte sottili, pantaloni affusolati e scarpe a punta; polo, blazer, mocassini, giubbini Harrington e jeans Levis' costituivano la loro uniforme informale. Talvolta la loro vanità li porta persino a truccarsi gli occhi con il rimmel e usare il lucidalabbra delle loro ragazze.
Le ragazze, pallide, con gli occhi pieni di mascara e capelli cotonati e laccati, iniziano ad indossare abitini optical bianchi e neri, o la stessa tenuta maschile, impermeabili lucidi di ciré, stivali ed occhiali con montatura bianca e si identificano come "ragazze yé-yé", termine che ha preso spunto dal ritornello di una canzone dei Beatles.
Per entrambi, è quasi d'obbligo possedere un parka, facilmente reperibile tra le eccedenze dell'esercito usa del dopoguerra, da indossare sopra i loro costosi capi firmati per evitare di sgualcirli e rovinarli durante i giri in scooter.
Sono sfrenati, amanti dello shopping, soprattutto abbigliamento e dischi, e della musica, solu, ska e rythm'n'blus, prestando molta attenzione anche a nuovi gruppi e alla musica degli immigrati delle Indie Occidentali, amano il ballo, le discoteche e fanno un gran uso di anfetamine, con cui sconfiggono paure e timidezza e che li aiutano a mantenere il loro movimentato stile di vita. 
La sottocultura Mod contribuì in buona parte a far accettare socialmente l'ossessione per l'abbigliamento e l'individualismo stilistico, distinguendosi, per questo, dalle generazioni precedenti e permettendo ai giovani di vestire come volevano.




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