sabato 30 agosto 2014

La meta

"La meta è questa:
mettermi sempre là dove io possa servir meglio,
dove la mia indole, le mie doti e le mie qualità trovino il terreno migliore,
il più largo campo d'azione."
(Herman Hesse)





Caftano corto realizzato con sari indiana in georgette di poliestere rosso sfumato con disegni bianchi. 

Comprende una cintina in cotone in tinta intrecciata a mano. La cinta non è fissa e può essere rimossa a piacimento. (vedi foto).


Kanan (dav.)

 Kanan (dt.)

Dimensioni: 166x75 cm

Taglia: unica.





 Kanan

Kanan

Kanan costituisce un pezzo unico 100% Made in Italy. Qualsiasi irregolarità o imperfezioni sul tessuto non costituiscono difetto ma denotano l'originalità di provenienza del tessuto.

venerdì 29 agosto 2014

Diamante allo stato grezzo

"A amizade é um caminho que desaparece na areia, se não se pisa constantemente nele."
(Proverbio Mozambico)






 Limpopo (fronte-retro)

Borsa in juta con tracolla in lino, chiusa tramite automatici e ricamata a mano (logo a bordi).

Limpopo

La borsa è foderata con Capulana in cotone proveniente dal Mozambico.

Limpopo (aperta)
 Dimensioni: 30x35x10 cm
Tracolla:130 cm

Limpopo (dettagli)

Limpopo ha 2 scomparti, per poter suddividere meglio le cose da inserirvi, suddivisi dalla stessa "tela-sacco" in lino usata per la tracolla e le chiusure doppiata con la Capulana.




Limpopo (dettagli)



mercoledì 27 agosto 2014

K

K-WAY: Giacca leggerissima impermeabile, antipioggia e antivento che si indossa sopra ad altre giacche, lunga fino ai fianchi e munita di cappuccio. La sua particolarità consiste nel poterla ripiegare facilmente in una tasca-marsupio e allacciarla in vita.

KABNEY: Ampia stola in seta che viene indossata dagli uomini bhutaniani sopra il tradizionale costume gho, nelle occasioni speciali. Lunga 3 mt x 90 cm, è frangiata alle estremità e viene indossata dalla spalla sinistra al fianco destro in una maniera specifica. A seconda del rango e di chi la indossa, il kabney può essere di differenti colori:
-ZAFFERANO: Indossata dal Re e dal Capo della religione bhuddista.
-ARANCIONE: Indossata dai ministri.
-BLU: Indossata dagli uomini del consiglio consultivo del Re.
-ROSSA: Indossata dagli uomini della famiglia reale e dagli alti funzionari.
-VERDE: Indossata dai giudici.
-BIANCA A STRISCE BLU: Indossata dai membri dell'Assemblea Nazionale.
-BIANCA A STRISCE ROSSE: Indossata dai Capi dei Distretti.
-BIANCA: Indossata dai cittadini comuni.

KAFTAN: Conosciuto anche con il nome francese Boubou, il Kaftan è la veste tipica della donna dell'Africa Occidentale, che viene anche indossato, in determinate occasioni, dalle donne afroamericane. Tipico delle zone del Senegal, Mali e Ghana, consiste in una lunga e ampia veste rettangolare senza particolari tagli e con scollo rotondo, che viene indossata sia come abbigliamento informale che formale, sulla base della qualità di tessuto con cui è realizzato. Viene usato anche come abito nuziale bianco, o porpora o lavanda, e nero per celebrare i funerali, e durante importanti celebrazioni, è abbinato ai tipici copricapo sapientemente intrecciati sulla testa e realizzati nello stesso tessuto.


KAGNEY: Nome con cui veniva indicato il tipico berretto di pelle con visiera indossato dai rocker britannici negli anni '60.

KAGO: Borsetta tipica giapponese, usata dalle Geishe e Maiko, dalle dimensioni contenute e base realizzata con un basso cestino di vimini intrecciati.

KALABIA: Ampia veste in uso in Oriente, formata da due rettangoli di stoffa combacianti, aperta sul davanti e con due aperture laterali per le braccia. Detta anche Galabia.

KALAMKARI: tecnica indiana di pittura, che può essere fatta sia sui tessuti in seta che su quelli in cotone e prevede l'utilizzo di una penna di bambù chiamata kalam; le tinture utilizzate sono sempre tinture naturali e in questo caso la maggior parte dei disegni è d'ispirazione religiosa, mitologica o culturale. 

KALLER: Mantellina in uso ne periodo del Rinascimento tedesco nel primo 1500.

KALPAK: Copricapo maschile in feltro o pelle di pecora, che viene indossato in Turchia, nei Balcani, nel Caucaso e in Asia Centrale, sia per proteggersi dal freddo sia per proteggersi dal sole, infatti ne esistono di diverse fogge. Ne esistono di differenti tipologie sulla base della zona in cui si trova e solitamente è portato nero, la versione in bianco è per feste ed occasioni speciali.


KAMEL-HAIR: 1 - Tessuto ricavato dal pelo del cammello, molto caldo e morbido.
2 - Tessuto misto, fatto con cachemire e lana, tinto nella stessa tonalità del pelo naturale di cammello.

KANDIS: Tipica tunica usata dagli Assiro-Babilonesi, molto semplice e di varie lunghezze, con maniche corte e stretta in vita da un'alta cintura.

KANEBIN o KANEBYAN: Fibra sintetica di alcol polivinilico prodotta in Giappone.

KANGA: Indumento molto colorato tipico dell'Africa, che è costituito da un rettangolo in cotone stampato a cera, il cui disegno è suddiviso in due parti: il bordo, detto pindo, ed il centro, detto mji, al cui interno vi è spesso una frase benaugurale o proverbiale, ujumbe o jina. Simile al Kitenge, ma più leggero, il Kanga viene indossato avvolto attorno alla vita o al busto (o se ne indossano 2 contemporaneamente), per trasportare a avvolgere i neonati, o come ornamento d'arredo.

KANTHA: Tipica lavorazione indiana che unisce il lavoro del patchwork a quello del ricamo per dare vita a bellissime trapunte fatte di pezzi di vecchi e colorati sari oramai inutilizzabili e fitte impunture movimentate che danno risalto al ricamo vero e proprio.

KANZASHI e KATSURA: Forcine decorate che le Maiko e le Geishe infilano nella pettinatura; possono essere in metallo, tartaruga, resina o legno laccato.

KAPOK (KP): Nome malese dell'albero del cotone. E' la lanugine, la bambagia che riveste la parte interna dei frutti del kapok, usata per imbottiture tessili.

KAPRON: Fibra sintetica poliammide da capro-lattame, prodotta in Russia.

KARAKUL: Razza di pecore del sud Africa ed Asia Centrale che genera i famosi agnelli, scuoiati a solo due giorni dalla nascita, dal vello nero e grigio, lucente e ricciuto, le cui pellicce vengono anche dette persiano bucara o astrakan. Dalla pecora adulta si ricava la lana utilizzata per fare tappeti o materassi, poiché è a pelo spesso lungo e setoso.

KARNAK: Qualità di cotone egiziano, molto pregiata, oggi scomparsa dalle coltivazioni. Il termine viene ancora usato per indicare una qualità di cotone finissima.

KASHA: Tessuto di lana fine caratterizzato dalla superficie cosparsa di pelo, realizzato con una mischia di lana e vello proveniente dalle pecore dell'Himalaia.


KASA: 1- Parola derivante dal sanscrito e che letteralmente significa ocra, arancione, e che in giapponese fa riferimento alla veste dei monaci buddhisti, di colore ocra, che viene drappeggiata sotto il braccio e fissata alla spalla opposta.
2- Tipo di cappello tradizionale giapponese in paglia di riso intrecciata, o bamboo, molto grande e dalla forma simile ad una ciotola o di fungo.


KASOOTI: Termine indiano con cui viene identificata l'arte del ricamo in India. Il Kasooti (ku-soo-ti) veniva eseguito sui sari tipici di Ikal, in cotone o seta, la cui base era scura ed i soggetti rappresentati erano per lo più alberi, fiori, pavoni, pallini e simboli appartenenti alle famiglie e feudatari. In India l'arte del ricamo è particolarmente viva in ambito matrimoniale, in quanto è tradizione delle spose procurarsi un paio di sari ricamati a mano da loro stesse per il proprio corredo, e a queste, una volta incinte, viene donato un Choli (corpetto) anch’esso ricamato a mano, che racchiude i sogni e desideri delle giovani.

KAUNAKES: Drappo di foggia particolare, confezionato con un tessuto dalla trama annodata con ciuffi di lana, in modo da creare finti riccioli.

KAZAWEIKA: Termine lituano che indica un indumento con maniche simile allo spencer, di moda nel 1838 come abbigliamento femminile.

KEBAYA: Indumento tradizionale femminile tipico dell'Indonesia, Malesia, Brunei e Singapore, formato da una sorta di blusa fatta in tessuti leggeri ed indossata sopra il Sarong e altri vesti tipiche.

KEFIYEH: O kefyah; voce araba che indica un telo di stoffa (lana, cotone o seta), usato come copricapo, soprattutto dai beduini. Viene piegato a triangolo o poggiato sulla testa, con due delle punte ricadenti sulle spalle e la terza che scende a coprire la nuca e il collo. Nei paesi occidentali viene usato come sciarpa e ha simboleggiato la lotta dei palestinesi per la loro indipendenza da Israele.

KELLY: Nome della celebre borsa inventata negli anni '20 da Hemile Maurice Hèrmes, nipote del fondatore della griffe francese, che venne così chiamata solo negli anni '50 in onore della Principessa di Monaco Grace Kelly che ne aveva a dozzine. La borsa Kelly è di forma trapezoidale, con fondo rigido dotato di 4 piedini; la chiusura avviene tramite due cinghie unite sul davanti da un lucchetto.

KEMIS: Abito in cotone usato presso le tribù del Corno d'Africa con maniche e gonna lunga ed un corpetto attillato.

KENAF (KE): Termine asiatico che indica una fibra vegetale che si ricava dall'Hibiscus Cannabinus, una pianta dalle alte proprietà ecologiche. La fibra tessile ottenuta, chiamata anche Ibisco, risulta essere molto resistente.

KHATA: Sciarpa di seta usata nel rito religioso e civile buddista, e considerata come simbolo di pace ed armonia e definita "Sciarpa della Felicità". Solitamente è di colore bianco, ma può anche essere gialla o arancione.

KID: Termine inglese che significa capretto. Il kid mohair è la lana prodotta dal capretto d'angora: fibra pregiata caratterizzata dalla superficie lucida e liscia.

KILT: Gonnellino scozzese, pieghettato in tessuto tartan a quadri colorati. Un capo tipico del costume maschile della Scozia.

KIMONO: 1- Abito tradizionale giapponese costituito da una lunga veste in seta o cotone, ricamata o stampata a colori, con ampie maniche e tenuta stretta alla vita da una larga fascia, chiamata Obi, a modo di cintura annodata dietro; solitamente sono realizzati in broccato satinato o in seta trattata con tecniche differenti. Esistono differenti tipologie di Kimono in base al suo utilizzo e allo status di chi li indossa:
-AWASE: Komono in crespo di seta, foderati in crespo o mussola di seta color crema o bianco, che vengono indossati nei mesi autunnali ed invernali, da settembre ad aprile.
-DESHO: Kimono più formale indossato dalle Geishe.
-FUDANGI: Kimono informale che viene indossato nel quotidiano quotidiano ed è realizzato in lana, cotone o seta naturale.
-FURISODE: Kimono indossato dalle giovani Maiko durante le occasioni eleganti e le celebrazioni più importanti. Ha lunghe maniche svasate e ricchi motivi che coprono gran parte della superficie dell'abito, è ricamato e variopinto con pieghe che dalle maniche scendono ai piedi.
-HAREGI: Kimono formale indossato in determinate occasioni, opposto al Fudangi che è informale.
-HITOE: Kimono leggero e sfoderato indossato nel mese primaverile di maggio.
-HOMONGI: Termine che tradotto significa "Vestito adatto alle visite" e che indico un kimono da cerimonia di colore nero con stampato lo stemma di famiglia, che viene indossato dalle donne in rarissime occasioni.
-JŪNIHITOE: Kimono estremamente elegante e complesso, composto da 12 strati, che veniva indossato soltanto dalle donne di corte giapponese; il suo peso poteva raggiungere anche i 20 kg.
-RO: Kimono estivo e leggero, indossato nei mesi da giugno ad agosto.
-SUSOHIKI o HIKIZURI: Kimono più elegante indossato dalle Geishe e dalle Maiko per cantare e danzare, più lungo del normale e con l'orlo imbottito in modo da ricadere a terra con eleganza.
-TOMESODE: Kimono indossato dalle Maiko adulte, più sobrio del Furisode e con maniche più corte.
-TUKESAGE: Kimono più versatile e adatto a quasi tutte le occasioni, salvo quelle formali, che presenta un motivo sul dritto ed un rovescio ben definito e concentrato sulla parte superiore del busto e sull'orlo.
-YUKATA: Kimono in cotone, indossato per le occasioni molto informali; accappatoio.
2- Tipico indumento usato nello sport del judo, costituito da pantaloni, casacca lunga e cintura.
3- Termine da cui prende nome un tipo di manica ampia e senza cuciture sulla spalla.

KING SIZE: Letteralmente significa misura da re, indica una misura fuori dal normale, più grande dell'usuale.

KIPPAH: Copricapo usato dagli uomini ebrei.

KIRA: Abito tradizionale da donna in Bhutan che consiste in un grande rettangolo di stoffa realizzato a telaio e colorato, in cotone o lana per l'uso quotidiano ed in seta per le occasioni speciali, che viene avvolto attorno al corpo in una maniera specifica ed indossato sopra una camicetta colorata. Sopra la kira viene indossata una corta giacca in seta, la toego.

KIRBAS: Copricapo a forma tronco-conica, usato dai Re assiro-Babilonesi.

KISWA: Tessuto broccato in seta nera, intessuto da lamine d'oro che riproducono versetti coranici e che normalmente copre la Ka'ba della Mecca.

KITENGE: Tipico indumento africano della tradizione swahili, diffuso in molte zone del continente. Consiste in un rettangolo in tela di cotone stampato a cera, dai colori sgargianti e decorazioni vivaci che talvolta comprendono una frase, che viene avvolto attorno ai fianchi o al busto, oppure sulla testa come una bandana, o usato come fasciatura per trasportare i neonati.

KITSCH: Voce tedesca che significa robaccia, oggetto di cattivo gusto. Indica una forma di produzione artistica di infimo livello, da cui nascono oggetti di pessimo gusto, che interessano anche il campo dell'abbigliamento.

KNICKERBOCKER: 1 - Tessuto di lana cardata di peso medio, con disegno a quadretti o a puntolini, simile al tweed.
2 - Pantaloni sportivi alla zuava fermati sotto il ginocchio con un bottone o con una fibbia, del tipo usato dai primi immigrati olandesi in terra americana che fondarono Nuova Amsterdam, divenuta poi New York. Nell' '800 questo tipo di pantalone fu riportato in auge per giocare a golf e, nelgi anni '20, fu rilanciato dal futuro duca di Windsor come parte inferiore di completi sportivi.

KOGAL: Subcultura giovanile giapponese della metà degli anni '90 secondo cui le ragazze indossano una riproduzione della classica divisa scolastica nazionale; portano maglioni lunghi sformati, scaldamuscoli bianchi, corte gonne a pieghe, capelli tinti di colori chiari o appariscenti e un trucco acceso su una base di fondotinta molto scuro o abbronzatura intensa.

KOLLER: Mantellina di origine germanica, in uso all'inizio del XVI sec.

KOPLON: Fibra tessile sintetica, molto resistente.

KOSHIHIMO e DATE-JIME: Cinture che vengono indossate insieme e sovrapposte, la prima più sottile e leggera e la seconda più alta e consistente. Servono per legare il Kimono ed il sottokimono (Nagajuban) delle Geishe, per ottenere una superficie liscia ed ordinata.

KOSHIMAKI: Rettangolo di stoffa sottile in seta o nylon che viene avvolto attorno alla vita delle Maiko e Geishe come biancheria intima.

KOSOVOROTKA: Camicia maschile tradizionale russa, lunga fino all'altezza del secondo bacino, con maniche lunghe, abbottonatura laterale che arriva fino a metà torace, e senza colletto (è presente solo il listino). Da tradizione, va indossata fuori dai pantaloni e fermata in vita con una cintura, una fascia e in alcuni casi anche una coda.

KUBA: Tessuti realizzati in rafia, provenienti dalle regioni del nord Zaire. Considerati estremamente importanti per definire il rango di chi li indossa, vengono tessuti dagli uomini e finemente ricamati dalle donne, per dare vita a vesti fittamente drappeggiate in vita e fermate con cinture di corda.

KUPAN: Camicie da donna tipiche della zona cilena dei Mapuche.

KURALON: Fibra sintetica di alcol polivinilico prodotta in Giappone.

KURTA: Capo di abbigliamento tradizionale indossato in Afghanistan, Bangladesh, India, Pakistan e Sri Lanka, che consiste in una ampia camicia lunga fino alle ginocchia. Indossata sia da uomini sia da donne, in versione più corta, vengono solitamente abbinati ai tradizionali pantaloni Paijama e anche con i jeans.

KUTTONET: Tunica originariamente corta e senza maniche, e successivamente lunga fino ai piedi, indossata dagli ebrei e dai popoli vicini. Spesso veniva fermata in vita da una cintura.

mercoledì 20 agosto 2014

J

JABO: Rozza fibra di tiglio proveniente dalle Filippine ed impiegata per realizzare cordami.

JABOT: In italiano portina, è un ornamento posto sul davanti di camicie e abiti (ma viene anche usato per indicare l'ornamento in pizzo sui polsini) costituito da volant increspato o pieghettato, con rifiniture di pizzo o ricamate. Originariamente decorava l'abito maschile del sedicesimo secolo, poi passò a quello femminile nella seconda metà dell'800, rimanendo un elemento fisso fino agli anni '30 del '900. Ora è presente sporadicamente in alcuni modelli di camicie femminili in seta.

JACKETT: Giacca da uomo mono o a doppio petto, lunga fino a metà coscia, senza cucitura in vita, con il risvolto della manica applicato fisso e chiuso da un bottone finto.

JAQUARD: Dal nome del francese Joseph-Marie Jaquard, inventore di uno speciale dispositivo di tessitura. Consiste in uno speciale meccanismo a cartoni preforati, applicato a telai per comandare il movimento dei singoli fili di ordito, mediante il quale si ottengono disegni anche molto complessi. Si definiscono Jaquard anche tutti quei tessuti con disegni elaborati come i damaschi, i broccati, i gobelin. In maglieria indica una lavorazione in cui due, quattro, sei fili di colore diverso modificando la disposizione delle maglie da un rango all'altro ottenendo aree di colore che formano motivi di disegno, fino a coprire 24 maglie in lunghezza e larghezza, visibili da un solo lato.

JAMANA: Tessuto di seta giapponese per la realizzazione di stoffe disegnate destinate ad un mercato interno e non esportato all'estero.

JAMDANI: Tecnica di lavorazione tesile indiana che utilizza filati di differente tipologia sino a creare una sorta di mussolina con decorazioni geometriche e soprattutto floreali, come rose, jasmine e fiori di loto; i centri più importanti sono Varanasi e Tanda situata nel distretto di Fyzabad.

JAIS: Pietra usata per bigiotteria e abbigliamento, dove viene cucita negli abiti da sera.

JASPÉ: Tipo di filato fantasia a tre capi di cotone differente, screziato, ossia come macchiato da più colori, ma senza contrasti di tono. Si ottiene mescolando fibre di colore diverso.

JEANS: Altro termine usato per indicare il tessuto Denim.

JEANSWEAR: Termine che indica l'insieme dei capi realizzati in tessuto denim.

JEGORI: Giacchina tipica coreana che fa parte dell'Hanbok, l'abito tradizionale. Consiste in una corta giacca al seno per le donne, e lunga per gli uomini, che comprende una fascia di tessuto che contorna la scollatura e l'allacciatura, un colletto removibile bianco, sue nastri allacciati sul petto che servono come allacciatura, e maniche lunghe che si stringono ai polsi.

JERKIN: Giacca esterna maschile di moda nel primo Rinascimento. Era lunga più o meno fino ai fianchi o alle ginocchia e veniva portata quasi sempre aperta per vedere la magneficenza del farsetto indossato sotto; le maniche erano lunghe fino ai gomiti o ai polsi, imbottite e sbuffanti sulle spalle, e talvolta realizzate con una stoffa differente da quella per il busto; venivano attaccate alle spalle tramite lacci i quali permettevano di intercambiarle.

JERSEY: Tessuto originario dell'isola inglese della Manica, dove era destinato all'abbigliamento dei pescatori. E' un tessuto di maglia morbido ed elastico, rasato o a nido d'ape che si cominciò a diffondere nell'800 sull'isola di Jersey, per capi sportivi o cappotti.

JEUNESSE DORÉE: Locuzione francese che significa gioventù dorata che indica l'insieme dei giovani figli di genitori altolocati, ricchi e potenti. Il termine risale all'epoca della Rivoluzione Francese, quando identificava i giovani monarchici che, pur ostentando un tenore di vita sregolato e gaudente, cospiravano per la restaurazione della monarchia francese.

JINBEI: Indumento tradizionale giapponese che viene indossato dagli uomini, dai ragazzi e giovani donne durante l'estate. Si compone di una sorta di giacca che si allaccia sia esternamente che internamente, ed un paio di pantaloni abbinati realizzati in canapa o cotone; può essere tinto in blu o verde o con stampe floreali e colorate e, per le donne, anche con stampe di iconografia giapponese.

JODHPURS: Dal nome di un antico stato dell'India oggi non più esistente. 1 - Con tale termine si intendono i pantaloni da equitazione particolarmente ampi sui fianchi e fino al ginocchio, al disotto del quale diventano molto aderenti.
2 - Scarponcino di cuoio con piccole cinghie che avvolgono la caviglia.

JUCCA: Fibra tessile ricavata dalle foglie della pianta omonima, simile all'agave sisaliana.

JULIET: Tipo di cappello da donna, tondo e che si adatta al capo. E' realizzato con tessuto a trama aperta ed è decorato da perline o pietre preziose. Il nome deriva dal film "Romeo&Juliet", con Norma Sheare, che lo rese famoso.

JUMPER: 1 - Abito senza maniche con profonda scollatura, abbinato ad una blusa da portarvi sopra.
2 - Cappotto dalla linea dritta con piccolo colletto rivoltato e allacciato al collo, indossato dagli uomini del secolo scorso.
3 - Maglione di lana a maniche lunghe.

JUMPSUIT: Capo di abbigliamento costituito da un pezzo unico, come una tuta intera e senza taglio in vita.

JUPE CULOTTE: Dal francese gonna a pantalone, vennero introdotti da Poiret e altri sarti parigini nel 1911. Erano studiati in modo da lasciare libero il passo di chi li indossava, senza allontanarsi dalla linea della persona, in sostanza sullo stile dei pantaloni alla turca. Non restarono molto in auge poiché considerati ridicoli e poco femminili, soprattutto dall'opinione maschile.

JUPE ENTRAVE: Dal francese gonna a impaccio; era una gonna legata sotto le ginocchia che regalava un'immagine a sacco. Apparve nel 1910 con l'intento di presentare la donna ai desideri maschili, come vittima per essere liberata solo all'altare. Come la Jupe Culotte, anche la Jupe Entrave ebbe poca fortuna in quanto deturpatrice della grazia ed eleganza femminile, ridicola ed assai scomoda.

JUPON: Termine francese che indica la sottoveste.

JUSI: Termine con cui viene chiamato il tessuto ricavato dalla pianta della banana realizzato in alcune zone del sud est asiatico.

JUST'AU CORP: Dal francese, stretto al corpo; è una giacca da uomo molto aderente e stretta in vita.

JUSTE: Tipica veste femminile di moda nel 1700, dalla caratteristica aderenza del busto.

JUTA (JU): Fibra tessile ricavata da una pianta delle tigliacee, analoga alla canapa, utilizzata per fare cordami, spaghi, tappezzeria e sacchi, o, in mischia con seta e lana, per abbigliamento. Viene coltivata soprattutto in India e Pakistan.

martedì 19 agosto 2014

Un regalo venuto da lontano

"Se quer saber o final
preste atenção no començo."
(proverbio africano)





Abito in Capulana mozambicana realizzato da un modello di sottoveste anni '50.

Asile (dav.)

Corpino aderente con spallina foderato in popeline blu e ampia gonna al ginocchio a quattro balze.

Asile (3/4.)

Chiusura dietro tramite cerniera lampo blu.

Asile (dt.)


Asile (indossato)



sabato 16 agosto 2014

Coloratissime Custodie

"Il simbolo della nostra nazione metereopatica, 
non è l'elmo di Scipio:
sono gli occhali scuri."
(B. Severgnini)




Custodie per occhiali in kanga africano, chiuse tramite nastrino.
Dimensioni: 8x17,5

Neco 01

Neco 02

Neco 03

Neco 04

Neco 05

Neco 06

Neco 07

Neco 08

Neco 09

Neco 10

Neco 11

Neco 12

Neco 13

Neco 14




venerdì 15 agosto 2014

BIKERS

"Contro cosa ti stai ribellando Jonny?"
"Tu cosa proponi?"
(Il Selvaggio)






Lo stile dei Bikers, iniziò a svilupparsi dopo la Seconda Guerra Mondiale come simbolo di fuga ed insoddisfazione nei confronti della vita domestica a cui i reduci di guerra non si sarebbero mai potuti adattare; adottando jeans arrotolati, pesanti stivali con fibbie, t-shirt e giacche in denim, tutti capi robusti appartenenti alla classe operaia, i bikers avevano l'intento di distinguere chi li indossava dagli uomini della classe media americana in giacca e cravatta; negli States degli anni '40 e '50, in un clima dominato anche televisivamente dal crescente conformismo, essi si staccavano così sia da ogni tentativo di mimesi con le classi alte, sia da qualsiasi modello motociclistico precedentemente proposto. 
Adottando con orgoglio uno stile genuinamente working-class, nato per rispecchiare anche la dura fatica della strada, la passione per i viaggi e per le moto, crearono un precedente destinato a perpetuarsi anche per chi su una motocicletta non sarebbe mai salito.
Anche se proposto in un secondo momento, il capo più tipico era il chiodo in pelle nera, creato dal produttore americano Scott su richiesta di un concessionario Harley Davidson. I giubbotti, che fossero in denim o in pelle, venivano poi adornati con borchie, catene o patch riportanti, in alcuni casi, il nome della banda di Bikers di appartenenza.
Il loro modo di apparire così duro e cattivo, l'amore per i viaggi, l'evasione, l'autodeterminazione e il rifiuto di alcune regole e del conformismo, regalò ai Bikers un'immaginario negativo, ribelle ed inaffidabile da cui tenersi alla larga.
Cinematograficamente i Bikers per eccellenza che tutti ricordano sono Marlon Brando, nel film "Il Selvaggio" del 1953 (che diede il via alla nascita di numerose bande di motociclisti), James Dean e Bruce Byron.



giovedì 14 agosto 2014

CHIUTA

"Ciò che il cuore desidera ardentemente
mette le gambe in movimento"
(proverbio Africano)





Una bellissima capulana proveniente direttamente dal Mozambico, dai colori assolutamente estivi e una stampa a tratti orientaleggiante e che ricorda le piume degli indiani d'America, e la manodopera italiana, hanno dato vita a Chiuta.

Chiuta (dav.)

Abito realizzato con una capulana nei toni del verde, turchese e nero, in cotone, con manica ad aletta e spacchetti laterali sul fondo.

Chiuta (dt.)

Chiuta (3/4)



Può anche essere indossato con una cinta.



CHIUTA BAG:

Chiuta Bag

Borsetta realizzata nello stesso tessuto, da poter abbinare.

Chiuta Bag
Dimensioni: 18x19x4 cm
Tracolle 91 cm

Chiusura tramite bottone in resina e cappietto di cordoncino.


martedì 12 agosto 2014

I

IBISCO: Pianta tipica di alcune regioni tropicali da cui si ricava una fibra vegetale, il Kenaf.

IGNIFUGAZIONE: Particolare trattamento eseguito sui tessuti per renderli antifiamma.

IKAT: Tipo di tessuto di seta con disegni molto elaborati prodotti in Indonesia. L'ikat tecnicamente è un procedimento di tintura a riserva, cioè un tipo di tintura dove parti dei filati vengono protette tramite una stretta legatura per non essere tinte, mentre le parti non legate si colorano.

IMBASTITURA: Cucitura molto semplice che serve come unione provvisoria fra le varie parti di un capo. Si esegue con punti lenti, prima della cucitura definitiva per poter apportare delle modifiche. Viene fatta a mano o con una macchina specifica, l'Imbastitrice, la cui funzione è quella di imbastire a punto annodato. E' un tipo di macchina priva degli organi di trasporto tipici delle macchine da cucire, in quanto lo spostamento del tessuto è comandato a mano dalla operatrice.

IMBOTTITURA: Materiale soffice o elastico di varia natura, impiegato per imbottire spalle di giacche, cappotti, maglie, pantaloni o gonne. Una volta venivano adoperati cenci, fieno o crine di cavallo per imbottire maniche, calze, farsetti e giacche soprattutto per l'abbigliamento maschile.

IMBOZZIMATURA: Trattamento in cui il filato viene impregnato di sostanze lubrificanti e protettive, chiamate "bozzime", aventi la funzione di facilitare lo scorrimento ed aumentare la resistenza del filato alle sollecitazioni meccaniche, alle quali viene sottoposto con le operazioni di tessitura.

IMBUSTATRICE: Macchina usata in confezione per imbustare i capi finiti.

IMPERMEABILE: Capo per la pioggia impermeabilizzato, ovvero che può essere attraversato da liquidi, presente sia nel guardaroba maschile che femminile. Trae origine dall'abbigliamento marinaresco inglese e furono proprio gli inglesi a perfezionare questo indumento portandolo come sopravveste da viaggio fin dall'inizio del 1700. Durante la grande guerra ne vennero prodotti di una specifica linea destinata alle trincee delle fiandre; nacque così il modello militare, diventato poi di uso comune in tutto il mondo, con spalla doppia, bavero voluminoso, cinturini al collo e polsi, spalline, cintura con fibbia da allacciare disinvoltamente con un nodo.

IMPERMEABILIZZAZIONE: Trattamento a base di sostanze idrofughe, emulsioni di paraffina, sali di alluminio ecc. mediante il quale l'acqua scivola via dal tessuto senza penetrare. Originariamente il dritto del tessuto veniva impregnato di cera fusa, che lo rendeva impermeabile all'acqua, oggi si ricorre alla gomma fusa o a resine sintetiche che conferiscono risultati migliori.

IMPERO: Tipo di taglio di abbigliamento per vestiti o maglie-camicie, che si presenta stretto sul seno e svasato dal torace in giù. Questo stile andò in voga tra gli ultimi anni del 1700 e i primi del 1800 ed era molto apprezzato da Giuseppina Bonaparte.

IMPRIMÉ: Indica qualsiasi tessuto stampato a colori.

IMPUNTURA: Cucitura costituita da punti dati all'indietro e serve come decorazione oppure per unire più saldamente due parti dell'abito.

INAMIDIRE: Operazione in cui si immerge un tessuto in acqua bollente con amido per conferirgli rigidità. Tale operazione può anche essere fatta durante lo stiro.

INCANNATURA: Operazione di avvolgimento del filato su una bobina o rocchetto della filatura.

INCH: Dall'inglese pollice, è l'unità di misura del sistema anglosassone, corrispondente a 2,24 cm. Dodici inch equivalgono ad un foot che corrisponde a 30,48 cm.

INCRESPATURA: Tipo particolare di arricciatura solitamente eseguita a macchina, in più linee parallele, per controllare meglio l'ampiezza. Viene usata per lo più sui fianchi, su corpetti scollati, su polsini e colletti montati.

INCROYABLES: Termine francese che letteralmente significa incredibili; erano giovani damerini borghesi parigini del Settecento, abbigliati in modo eccentrico, con calzoni attillati e lunghi fino al ginocchio, calze rigate e stivaloni infiocchettati; portavano redingote foderate di pelliccia o broccato e frac a doppia abbottonatura, con risvolti molto alti e vita alta e strettissima. Usavano cravatte enormi che salivano a coprire il mento o sciarpe che coprivano la bocca, guanti, ed erano sempre muniti di un nodoso bastone da passeggio, che, in realtà, veniva usato nei frequenti scontri a cui partecipavano.

INDEMAGLIABILE: Termine che indica alcuni tessuti a maglia a struttura compatta, composti da fibre chimiche non demagliabli e quindi più resistenti a forti sollecitazioni. Sono impiegati per maglieria intima e sportiva e, una volta elasticizzati, per costumi da bagno.

INDIANA: Tessuto di cotone stampato con colori vivaci e a fantasia, di provenienza orientale, usato per realizzare abiti femminili.

INDIE: Stile nato a metà degli anni '90 e caratterizzato dalla predilezione di capi e accessori realizzati a mano acquistati alle fiere dell'artigianato, in quanto lontani dall'idea capitalistica del commercio, e abiti di seconda mano, talvolta rovinati e scoloriti o modificati con tagli differenti e nuove tinture. L'armadio Indie comprendeva gilet e camicie di flanella, jeans aderenti, scarpe di tela, giacche di tweed, cardigan sformati, gioielli vintage, abiti floreali, giubbotti militari, felpe e t-shirt stampate, insomma un mix generale di stili retró e contemporanei sapientemente abbinati a creare un look che non è in grado di appartenere ad alcuna altra sottocultura chiaramente identificabile.

INDISPENSABILE: Jupon di raso imbottito, solitamente bianco, prepontato e leggero, indossato dalle donne nel periodo romantico-borghese, alla fine del 1835. E' l'evoluzione più completa della "tornure" che veniva portata sotto le altre sottane ed era guarnita di pizzi e ricami attorno all'orlatura.

INDOSSATRICE: Modella con appropriate misure fisiche, di bella presenza, che ha il compito di indossare e presentare i capi durante una sfilata di moda o presso le sartorie.

INDUMENTA: Presso gli antichi Romani, con tale termine si intendevano le vesti che dovevano essere infilate dalla testa.

INDUMENTO: Termine generico per indicare un capo d'abbigliamento.

INFELTRIMENTO: Operazione che rende un tessuto compatto come il feltro in seguito alla follatura.

INFILA AGHI: Piccolo attrezzo piatto con filo metallico a forma di punta di freccia, utilizzato per facilitare l'infilo del filo da cucine nella cruna dell'ago.

INFRADITO: Sandali in uso presso gli Egizi, in cuoio o papiro intrecciato, fissati al piede da un laccio che separa l'alluce dal secondo dito. E' anche un tipo di calzatura tipica cinese che divenne di moda in Europa negli anni '60 del 1900. Usata come calzatura estiva, oggi viene realizzata in vari materiali, a seconda dei quali la si può portare in spiaggia, piuttosto che in città.

INFULA: Attualmente indica ciascuna delle due strisce pendenti della mitra vescovile. Nell'antichità era la striscia di tessuto in lana bianca che fasciava la nuca dei Re Assiro-Babilonesi, la cui estremità ricadeva sul dorso. Fu ripresa poi in epoca Greco-Romana ed era portata dai sacerdoti, dalle vestali, e dalle vittime sacrificali, in seguito gli imperatori e magistrati Romani la adottarono come segno distintivo del proprio grado. Era bianca o scarlatta con nastri ornamentali e veniva portata attorno al capo.

INGLASSITURA: Operazione di confezione con cui si unisce la parte interna di un capo, come ad esempio la fodera, con la parte esterna.

INGLESE: 1- Tipo di punto a maglia caratterizzato da elevata voluminosità, morbidezza ed estensibilità rispetto ad una normale maglia a coste.
2- Tipo di cucitura usata per rifinire capi realizzati con tessuti leggeri e trasparenti, come georgette, voile, organza ecc.
3- (NE) Sistema di titolazione dei filati, usato tradizionalmente per il cotone. Si esprime calcolando quante matasse da 840 yards (1 yard = 0,914 mt) andranno a pesare una libbra inglese(1 libbra = 453,6 gr). Viene usato anche per il lino, con una base variabile di 300 yards rapportate ad una libbra.

INTAGLIO: Operazione ornamentale di taglio che si effettua su diversi tessuti sovrapposti in modo da intravedere un tessuto sopra l'altro, come ad esempio accade con certi ricami.

INTARSIO: Lavorazione a maglia mediante la quale si ottengono disegni di grandi dimensioni su entrambe le facce del tessuto.

INTERLOCK: Tessuto a maglia in trama realizzato su macchine bifrontura, dove due serie di aghi lavorano in posizioni opposte e a "maglie incrociate. E' una variante del jersey, ma presenta minore estendibilità, e quindi è più adatto ad essere tagliato.

INTIMO: Indica generalmente i capi dell'abbigliamento interno, come reggiseni, sottovesti, slip, calze...

INTRECCIO: Tipo di operazione con la quale si incrociano i fili.

INVOLUCRO: Modello strutturale ricavato in carta, che consente di poter definire la linea dell'abito in prospettiva sul manichino, e di determinare i motivi decorativi.

IRAALBENE: Filati di fiocco di raion acetato della Rhodiatoce, a tratti ingrossati per ritorti fantasia e tessuti tipo Shantung.

IRBIS: Felino simile al giaguaro, che vive nell'Asia Centrale, dal pellame grigio pallido con grandi macchie rotonde che viene usato per fare colli e guarnizioni in genere.

IRIDESCENTE: Tessuto formato da fili di ordito e di trama di diverso colore, con effetto variante a seconda della luce e della direzione del tessuto.

IRRESTRINGIBILE: Detto di tessuto, specialmente di lana e cotone che, sottoposto a particolari trattamenti, non restringe, ossia non riduce le sue naturali dimensioni sotto l'azione dell'acqua o durante i processi di lavaggio.

IRRESTRINGIBILITÀ: Proprietà ottenuta mediante un trattamento di finissaggio che rende stabili le dimensioni del tessuto e degli articoli finiti sotto l'azione del lavaggio. Tale pregio rimane permanente se il trattamento viene effettuato sulla fibra.

IRISH LINEN: Fine stoffa di lino, tessuta con fibre di provenienza irlandese.

IRISH POPLIN: Stoffa di seta e lana usata per sciarpe da uomo.

ISOVIL: Fibra sintetica di cloruro di polivinile, prodotta in Francia.

ITALRAION: Fibra artificiale, cellulosica di produzione italiana.

IVOREA: Tipo di raion viscosa opaco a filamenti continui, simile al Selenal, ma di diversa produzione.

IVY LEAGUE: Espressione che definisce uno stile di abbigliamento formale-sportivo e perbenista, adottato nel secondo dopoguerra dagli studenti dei college americani della East Coast.

mercoledì 6 agosto 2014

WESTERN

"La musica country è tre corde di  verità"
(Harlan Perry Howard)




Nato attorno agli anni '30-'40 dalla fusione della musica country con il genere cinematografico western, lo stile Western rappresenta uno dei più interessanti fenomeni sociali, culturali e di costume americani, innescando la più potente rivoluzione pacifica mai vista nel campo del costume. 
Questo stile rappresenta anche uno dei primi esempi in cui il "dressing down" di massa diventa regola sottintesa, in cui la classe media adotta il vestire della classe lavoratrice; col tempo poi questo stupe assumerà connotazioni glamour ed elegante.
Grazie allo stile western, all'interesse per i balli di gruppo, la musica country ed il cinema, i jeans, gli stivali, il cappellaccio, le camicie ricamate, i cordoncini formati con i turchesi al posto delle cravatte, le giacche con le frange, gli scialli dei nativi americani, e le gonne lunghe e ampie si diffondono in tutto il mondo come simboli autentici dell' "American Dream". Non è però da sottovalutare che la figura del cowboy ed il so abbigliarsi è una frutto dell'immaginario, più che una vera rappresentazione della realtà.
Successivamente poi la versione "Las Vegas", vestito di strass e lamé sarà una conseguenza del processo di autolegittimazione in termini stilistici, di cui Nudie Choen diviene uno dei principali artefici; gran parte degli eccessi glamour, da Gene Autry e Roy Rogers a Elvis Presley e Dolly Parton, sono frutto della sua inventiva.



martedì 5 agosto 2014

H

HABILLÉ: Aggettivo francese che significa letteralmente vestito e che, nell'uso più comune, indica un abito, una mise particolarmente elegante.

HABUTAI: Tessuti di seta fatti con filati a fibra corta, poco ritorti, pelosi e soffici. Il termine è di origine giapponese e significa infatti soffice, peloso.

HADAJUBAN: Dopo il Koshimaki, è una sorta di abbigliamento intimo indossato sotto il kimono, a contatto con la pelle, e consistente in una veste a pezzo unico o camiciola (Hadaji) e gonna (Susyoke), a portafoglio.

HAKAMA: Indumento tradizionale giapponese che consiste in un paio di ampi pantaloni, somiglianti a gonne-pantaloni, legati in vita con aperture all'altezza dei fianchi, e lunghi alle caviglie. Nati come indumento della nobiltà e dei samurai durante il periodo Edo, oggi vengono usati per alcune discipline marziali, in cotone, e come indumento da cerimonia, in seta, dia dagli uomini che dalle donne. Esistono sostanzialmente tre tipi di Hakama: l' Hakama Umanori, con le gambe divise come nelle classiche gonne-pantalone, le Gyoto Hakama, che sostanzialmente sono delle gonne vere e proprie, e le Hakama da montagna o da campo, che risulta essere più larga in vita e più stretta sulle gambe poiché usata dai contadini.

HALAS o HALASER: Merletto ungherese che le donne appresero dalle Sassoni, facendola loro; si tratta di uno sfilato su lino molto somigliante al filet, un merletto basso eseguito con fili d'oro con cui venivano bordati lunghi veli tessuti a mano che sarebbero stati successivamente ricamati.

HALF CALF: Locuzione inglese composta da due parole, letteralmente metà e polpaccio, e che indica un tipo di calza lunga da uomo che copre appena il polpaccio e che, tradizionalmente, viene sorretta con una giarrettiera. Il loro uso è stato sostituito da calze lunghe al ginocchio con l'elastico incorporato.

HAMSTER o CRICETO: Detto anche Marmotta Tedesca, è un roditore che proviene dalla Russia, dal pelo lungo e setoso, ma rado, di colore bruno rossastro; la lanuggine è morbida e soffice di colore grigiastro.

HANBOK: Abito tipico coreano ora usato come abbigliamento da cerimonia o per occasioni formali; il termine Hanbok viene usato nella zona della Corea del sud, ma lo stesso abito in Corea del Nord viene chiamato Chosŏn-ot. Indossato sia da uomini che da donne, l'hanbok segue una linea estremamente semplice e lineare, priva di tasche, e viene realizzato solitamente in seta o cotone; anticamente i poveri lo indossavano realizzato in fibra di canapa. La versione femminile dell'hanbok consiste in una corta giacca (Jegori) che arriva appena sotto il seno, e che viene allacciata con dei nastri incorporati, abbinata ad una lunga ed ampia gonna (Ch'ima) che arriva fino a terra; la versione maschile comprende una giacca lunga, allacciata anch'essa lateralmente con dei nastri, e un paio di ampi pantaloni (Paji) stretti alle caviglie. Sia per uomini che per donne, i colori usati sono per lo più forti e vivaci e ogni abito presenta abbinamenti in netto contrasto colore.

HANDICRAFT: Voce inglese composta dalle parole mano (hand) e abilità (craft) e che indica un tipo di lavoro artigianale, fatto a mano.

HANDMADE: Voce inglese composta dalle parole mano (hand) e fabbricato (made) e che indica un tipo di lavoro artigianale, fatto a mano.

HANFU: Abito tradizionale dei cinesi Han usato nel periodo precedente la dinastia Qing. E' composto da una lunga ed ampia veste aperta sul davanti con un lato terminante a punta, che viene avvolto attorno al corpo e fermato in vita da una cinta; le maniche sono ampie a formare come due sacche e si restringono, rimanendo comunque larghe, nel polso. La veste può anche essere più corta al ginocchio e, per le donne abbinata con una gonna lunga alle caviglie; gli uomini sotto indossano dei pantaloni.

HANTEN: Corta giacca invernale tradizionale giapponese, indossato sia da uomini che da donne,

HAORI: Soprabito che giunge fino all'anca o alla coscia che viene indossato sopra il kimono.

HAPPI: Cappotto tradizionale giapponese, solitamente in cotone indaco o marrone con stampe kamon (simboli araldici), che originariamente rappresentavano lo stemma della famiglia, dato che gli happi erano indossati dalla servitù.

HARRIS TWEED: Tessuto originario dell'isola di Harris, nell'arcipelago delle Ebridi, dal caratteristico aspetto ruvido, setoso e pungente al tatto, dai classici disegni spigati. Si differenzia dal normale tweed per la mano particolarmente ruvida. L'Harris autentico è prodotto ancora con telai a mano nelle isole Harris, Barra, Lewis e Uist.

HAUTE-COUTURE: Voce francese che significa alta sartoria e che indica l'alta moda sia in quanto attività, sia nel senso di ambiente.

HEAVY METAL: Subcultura nata in Inghilterra verso la fine degli anni '70 e che stilisticamente parlando era caratterizzata dall'amore per il colore nero, le borchie, le toppe, giacche in denim o pelle, cappelloni da cow-boy, accessori dall'iconografia religiosa, satanica, celtica, vichinga ecc., da improbabili abbinamenti di t-shirt di band musicali con lo stile hippy, e da una generale noncuranza evidenziata da capelli e barbe lunghe apparentemente poco puliti e dall'uso di capi bucati e laceri.

HELANCA: Fibra di raion viscosa, prodotta in Svizzere, trattata meccanicamente e chimicamente per impartirle le caratteristiche ondulazioni della lana, ed usata in sostituzione o in miscela ad essa.

HELION: Fibra sintetica poliammidica utilizzata per lo più sotto forma di filato per la confezione di maglieria intima, calze femminili, impermeabili.

HENEQUEN (HN): Fibra proveniente dal libro dell'Agave Fourcroydes, originaria del Messico e Guatemala, e adatta alla produzione di cordami e spaghi.

HENNIN: Copricapo femminile in uso tra la fine del 1300 ed il 1500, costituito da un cono molto alto, fino anche a 60 cm, in metallo e ricoperto di velluto o broccato. Veniva portato appoggiato alla nuca spostato all'indietro, dalla cui punta scendeva un velo leggero più o meno lungo.

HIGH BULK: Filati molto voluminosi costituiti da fibre che, contraendosi per l'effetto dell'acqua o del vapore, si inarcano per cui tutto il filato si rigonfia.

HIGH ROLL: Rotolo piuttosto alto, lavorato che veniva usato nel 1500 per le acconciature femminili.

HIJAB: Termine arabo che indica un qualsiasi tipo di barriera di separazione che impedisce la vista di ciò che vi è dietro, e con cui si indica il velo islamico indossato dalle donne per adempire alle norme di velatura del sesso femminile, imposte dalla giurisprudenza islamica.

HIMALAYA: Nome di filato e tessuto proveniente dalla capra che vive sull'Himalaya. La fibra fine, leggera e morbida, si ottiene pettinando il pelo dell'animale.

HIMATION: Tipico mantello, sia femminile che maschile, originario della Tessaglia, in Grecia, e costituito da un quadrato di tessuto appoggiato o drappeggiato sul corpo in vari modi, secondo il gusto personale, e senza essere fissato. Indossato come unico indumento, a seconda dell'ampiezza, poteva cambiare nome.

HL: Sigla che indica il codice meccanografico per intendere l'uso di fibra in misto lino nella composizione di un capo.

HIPPY: Movimento giovanile nato negli anni sessanta i cui seguaci portavano i capelli lunghi, indossavano abiti e accessori dai colori vivaci, solitamente di seconda mano, e calzavano sandalo o giravano a piedi nudi. Tale movimento ha ispirato alcuni stilisti negli anni settanta che hanno poi creato abiti e cappotti patchwork, gonne lunghe e fluttuanti, tessuti stampati psichedelici.

HIPSTER: 1- Termine nato negli anni '40 per indicare i seguaci della controcultura be-bop, e che è stato ripreso negli anni '90 per identificare una nuova sottocultura formata da ragazzi che vogliono distinguersi dalla cultura di massa e che privilegiano capi vintage recenti (anni '80) e marche semisconosciute, che privilegiano uno stile di vita alternativo, fatto di atteggiamenti anticonsumistici, tolleranza politica, caffè e locali indipendenti, biciclette vintage e skateboard.
2- Gonna e pantalone da donna in uso negli anni '60, di buona vestibilità e a vita bassa, spesso accompagnata con un grossa cinta di pelle o cuoio.

HIP-HOP: Sottocultura giovanile diffusasi negli anni '80 tra ghetti neri di New York ed organizzata attorno a nuove forme d'arte, come la musica rap, la breakdance e l'aerosol art (graffitsimo). Lo stile hip-hop si identificava con capi adatti al tipo di ballo praticato, quindi tute da ginnastica, canottiere, top o t-shirt ampissime o aderentissime, scarpe da basket, berretti stretti e una gran quantità di anelli e catene d'oro.

HOBBLE: Gonna lunga alle caviglie, lanciata da Poiret agli inizi del 1900, strettissima all'orlo tanto da costringere a camminare a passi molto corti.

HOGGET WOOL: Tipo di lana proveniente da pecore giovani (12-14 mesi) mai tosate, che risulta essere finissima, soffice e particolarmente resistente.

HOLANS: Ampio merletto che viene portato arricciato sul capo presso le donne di Tehuantepec, in Messico, e che col tempo, è divenuto accessorio fondamentale per ornare le gonne ed i vestiti dei bambini. E' stato importato dalla Spagna e presenta influenze del merletto olandese.

HOMBURG: Nome inglese della città tedesca si Amburgo che, in ambito moda, indica un cappello in feltro di ispirazione tedesco-austriaca reso popolare dal re Edoardo VII all'inizio del '900. E' caratterizzato da tese leggermente rivoltate in alto e un'infossatura che attraversa tutta la cupola. In Italia questo cappello è chiamato lobbia.

HOMESPUN: Parola inglese che significa filato in casa e che indica un tessuto simile al bouclé lavorato a mano, molto pesante e nodoso, adatto per giacche sportive e cappotti.

HOMEWEARE: Termine anglosassone per indicare quei capi di abbigliamento comodi solitamente usati per stare in casa, come tuta, felpe, t-shirt, ciabatte.

HONAN: Tessuto in seta proveniente dall'omonima provincia cinese, utilizzato per realizzare capi di abbigliamento femminili.

HORSE-LIGNE: Termine usato per indicare un tipo di abbigliamento o un capo particolarmente originale, al di fuori dell'ordinario.

HORO: Tipo di mantello che anticamente veniva usato dai Samurai durante l'epoca feudale giapponese; costituito da diverse strisce di stoffa cucite insieme con una frangia sui bordi superiore ed inferiore, l'horo era lungo 1,8 mt e veniva tenuto aperto e ben visibile grazie ad una struttura in bamboo, vimini o osso di balena, l'Oikago, simile alla crinolina.

HOSEKH: Tipico collare in cuoio decorato con paste vitree e pietre dure, usato dalle donne egiziane come elemento di distinzione. Oltre al cuoio, per fare questo tipo di collare, potevano anche essere impiegate molteplici lamelle d'oro o argento unite tra loro.

HOT-PANTS: Pantaloncini molto corti nati attorno agli anni '70; il termine significa calzoncini bollenti e fu coniato dal giornale specializzato nel settore moda "Women's wear daily".

HOUPPELANDE: Indumento sia maschile che femminile di moda nel XIV sec., simile al cappotto, dalla linea scampanata e con un collo molto alto che veniva portato lungo alle caviglie. Veniva confezionato con tessute fastosi, foderato spesso con pelliccia e abbottonato fino al bacino, per poi scendere aperto; le maniche erano strette sulle spalle, larghe ai polsi e lunghe fino quasi a toccare terra. Veniva indossato solitamente senza cintura oppure con una cintura stretta appena sotto il petto.

HUARACHE: Termine derivante dalla parola kwarachi della lingua p'urhépecha, antico popolo nativo americano della zona nord occidentale del Messico, con cui viene chiamato un tipo di sandali tipici messicani, di origini precolombiane, che vengono realizzati principalmente in pelle intrecciata o altri materiali.

HUBERTUS: Termine anglosassone che si riferisce alla tipica giacca rossa indossata dagli inglesi durante le battute di caccia alla volpe.

HUIPIL: È una sorta di blusa tipica Maya realizzata con uno, due o tre pezzi di stoffe tessuti su telaio a cintura o a pedale e cuciti longitudinalmente. Al centro un’apertura rotonda, quadrata o romboidale, consente il passaggio della testa; lateralmente, sotto l’apertura delle braccia, i bordi possono essere cuciti o no. In ogni comunità ci sono huipiles per occasioni diverse: per uso quotidiano, da cerimonia, di confraternita, di matrimonio, do lutto. 

HUNTER'S PINK: Indica la tradizionale giacca da caccia rosso scarlatto e il medesimo colore.

HUSKY: Giacca in nylon matelassé allacciata con dei bottoni automatici o cerniera, con o senza maniche, collo a punta di dimensioni ridotte e generalmente rivestito o a coste. Nato come capo sportivo da equitazione o da caccia, ha avuto in questi ultimi anni un successo tale da divenire uno dei modelli più diffusi dell'abbigliamento autunnale, sia da uomo sia da donna.