Messico


Tra verdi colline disseminate di orti e di serre di fiori (tulipani, orchidee, gigli, gerbere, ecc.), elemento principale nelle cerimonie locali, in una piccola valle nella parte meridionale degli altopiani centrali dello Stato del Chiapas in Messico, si trova il pittoresco villaggio Maya di etnia Tzotzil di San Lorenzo Zinacantan a 7 km a nord ovest della città di San Cristobal de las Casas. Questo borgo etnico Tzozil di indigeni Maya è abitato da una popolazione pacifica rimasta a vivere sugli altopiani centrali del Messico mantenendo usi e costumi tradizionali dell’epoca precolombiana.
Costruito con case tradizionali di paglia e fango (adobe) lungo strade a ciottoli, rinomato per le numerose feste tradizionali celebrate durante l’anno, il villaggio di San Lorenzo Zinacantan è abitato da una delle comunità degli altipiani che si distingue per l’abbigliamento particolarmente colorato tra i più belli nel Centro America: le donne indossano gonne eleganti e casacche tipiche ricamate con fiori di grandi dimensioni. In casa, esse elaborano prodotti di artigianato di alta qualità dedicandosi alla minuziosa tessitura, al telaio a cintura, di fibre di cotone secondo tecniche antiche per fabbricare stoffe molto colorate altamente resistenti per tovaglie, copriletti e cuscini.
La civiltà Maya fiorì in quella parte dell’America Centrale che si estende dal sud del Messico fino al Guatemala, al Belize ed alle frontiere occidentali del Salvador e dell’Honduras.
L’umidità del clima della zona non permise ai tessuti Maya di conservarsi fino ad oggi, per ciò la ricchezza e la varietà dell’abbigliamento preispanico si può solamente apprezzare riprodotta su vasi, ceramiche, sculture, murales, codici.
 Queste opere d’arte ci servono a ricostruire le vesti cerimoniali dei personaggi di alto rango e degli dei, addobbati con ricchi piumaggi, ornamenti di giada, madreperla ed altri materiali considerati preziosi.
L’archeologia e l’etnostoria ci consentono di stabilire che gli abiti degli antichi Maya erano tessuti in cotone o con fibre tratte dall’agave. Il cotone usato era di due qualità: il bianco e quello di color caffè, chiamato “k’aqoi” in lingua Maya e “ixcaco” in spagnolo. Il cotone era la fibra più pregiata, quelle usata dai nobili. Veniva filato a mano per mezzo di un fuso (oggi conosciuto col nome nahua di “malacate”) formato da un bastoncino di legno alla cui estremità inferiore si collocava un disco di pietra come contrappeso per farlo girare. Per la tintura si usavano coloranti vegetali, animali, minerali. Tra i coloranti più utilizzati troviamo il palo di Campeche, piante indigofere (da cui si estraeva l’indaco), la cocciniglia (insetto che vive sui fichi d’india) e la chiocciola purpurea; si usava anche il cinabro, pigmento minerale rosso, per decorare la tele.
Dopo la cardatura, la pettinatura e la filatura (compiti prettamente femminili, insieme al ricamo e alla confezione) si passava alla vera e propria tessitura fatta con l'ausilio di telai in legno.
Si tesseva usando telai di cintura: questo strumento é stato usato ininterrottamente fino ad oggi e costituisce il pilastro fondamentale della tradizione tessile Maya. E’ formato da vari bastoncini di legno: quelli alle due estremità sorreggono l’ordito (fili longitudinali) e sono tesi con una corda fissata da una parte ad un chiodo o a un albero, dall’altra, per mezzo di un cinturone, al bacino della tessitrice. Il bastoncino “chocoyo” solleva i fili alternati dell’ordito; il bastoncino “separatore” conserva l’incrocio dei fili dell’ordito; la “spada”,piatta, serve a separare i fili pari e dispari per far passare la bobina che porta il filo trasversale, detto trama. Con questa tipologia di telaio è possibile creare tessuti molto lunghi ma, ovviamente, stretti perché la larghezza della pezza corrisponde con la larghezza delle spalle della tessitrice.
Con l’arrivo dei conquistadores spagnoli, viene introdotto anche l’utilizzo del telaio a pedale, il cui uso era riservato solo agli uomini, con cui si sono iniziati a creare tessuti di grandi dimensioni e dai motivi complessi, come ad esempio scene di vita quotidiana o figure di uccelli e animali, curate nei minimi dettagli. Essi introdussero anche l’uso di nuovi e pregiati filati, quali lana e seta.
Anticamente le donne Maya conoscevano svariate tecniche per elaborare e ornare gli abiti: utilizzando il telaio, con aggiunte di fili di vario colore nella trama, creavano disegni; con ago e filo ricamavano; utilizzando stampi di ceramica e tinture naturali stampavano motivi decorativi.
Attualmente le tessitrici Maya utilizzano su larga scala la tecnica del “broccato” ed il ricamo, mentre la decorazione si è persa, probabilmente in epoca coloniale. Oggi, inoltre vi è anche un maggior uso di filati in parte sintetici e di coloranti artificiali, anche se l’utilizzo del cotone 100% e di coloranti naturali, viene sempre privilegiato.


L’abbigliamento degli antichi Maya seguiva un denominatore culturale comune ad altri popoli del Centro America, come Atzechi, Mixtechi, Tarasco, con leggere variazioni geografiche:
-gli indumenti erano realizzati con pezzi di tela quadrati o rettangolari, tessuti su telai da cintura e uniti tra loro da cuciture;

-gli indumenti si adattavano senza tagliare la tela, salvo alcuni abiti cerimoniali;
-gli indumenti venivano adattati al corpo avvolgendoli con fasce; non si usavano maniche, colli, bottoni.
Nonostante queste similitudini, ogni tessuto prodotto, nasconde la cultura di un villaggio specifico, in quanto ogni villaggio possiede delle tradizioni proprie culturali e di artigianato che si riflettono nell’abito indossato. Il vestiario degli indios Tzotziles e Tzeltales de Los Altos di Chiapas, è diverso per ognuno di loro, in funzione del gruppo etnico d'appartenenza e del rango sociale. La tecnica di confezionatori, i materiali utilizzati ed i disegni sono gli elementi che caratterizzano il vestito ed identificano il proprietario.

Il vestito è un'espressione artigianale e culturale della posizione sociale e degli incarichi che, chi lo indossa, svolge per la comunità.

L’ABBIGLIAMENTO MASCHILE E FEMMINILE IERI:
Nel periodo classico e postclassico, gli uomini Maya usavano diversi capi di abbigliamento come il “maxtatl”, la “faldilla”, la “capa”. Il primo era costituito da una fascia che si arrotolava intorno alla vita, passava tra le gambe e veniva fissata sul dietro; la seconda era costituita da un pezzo di stoffa rettangolare piegata a triangolo e legata in vita che copriva il sedere; la “capa”, specie di mantello di diverse misure, si portava annodata ad una spalla o al collo.

L’abbigliamento femminile ere costituito dal "huipil" (blusa), dal “quechquemitl” e dal “corte” (gonna). Gli huipiles in epoca preispanica erano più lunghi degli attuali e si portavano sopra le gonna; il “quechquemitl”, stoffa rotonda o triangolare, copriva il petto; il corte era un pezzo di stoffa rettangolare che si avvolgeva intorno ai fianchi.

L’ABBIGLIAMENTO MASCHILE E FEMMINILE OGGI:
L’abbigliamento tipico della donna Maya dei nostri giorni, non è molto differente da quello usato in passato:
HUIPIL
 È una specie di blusa realizzata con uno, due o tre pezzi di stoffe tessuti su telaio a cintura o a pedale e cuciti longitudinalmente. Al centro un’apertura rotonda, quadrata o romboidale, consente il passaggio della testa; lateralmente, sotto l’apertura delle braccia, i bordi possono essere cuciti o no. In ogni comunità ci sono huipiles per occasioni diverse: per uso quotidiano, da cerimonia, di confraternita, di matrimonio, do lutto. Questi ultimi sono usati solo in pochi centri come San Pedro Sacatepequez, dove i colori do lutto sono viola, azzurro nero e verde.
SOBREHUIPIL
 Come indica il nome è un huipil che si porta sopra un’altro. Generalmente il huipil si infila nella gonna, mentre il sobrehuipil si porta sopra. In alcune comunità le donne lo usano mettendolo al collo senza infilarvi le braccio, come un soprabito.
CORTE
 È il nome dato alla gonna indigena. Oggi la maggior parte delle gonne è tessuta su telaio a pedali ed è costituita da un pezzo di tessuto di varia lunghezza cucito alle estremità, così da formare una specie di tubo; per indossarlo la donna se lo modella intorno alla vita, oppure se lo infila arrotolando con la fascia la parte che cresce.
FAJA 
È una cintura tessuta a telaio che serve per reggere la gonna; la sua larghezza e lunghezza variano da paese a paese, così come il modo di indossarla.
TZUTE 
Stoffa di forma quadrata o rettangolare che serve a molti usi: per portare neonati legati alle spalle o al petto, come copricapo, come scialle, da carico, per trasportare tortillas.
PERRAJE O REBOSO 
Specie di scialle rettangolare tessuto a telaio a pedale, con frange longitudinali. Ha molti usi: per proteggersi dal freddo, coprire la testa, trasportare un bambino.
CINTA
 È il nastro che serve ad ornare i capelli. Tessuto su di un apposito piccolo telaio, ha diversissime misure in altezz a e lunghezza; in alcune comunità invece delle cinta si usano nastri commerciali o cordoni di lana.
Invece l’abbigliamento maschile ha delle differenze maggiori:
CAMICIA 
La camicia tradizionale, usata ormai solo in poche comunità, era tessuta su telaio di cintura con caratteristiche differenti da un paese all’altro.
PANTALONI 
Il pantalone tradizionale, tessuto su telaio di cintura, è quasi scomparso; la sua lunghezza variava: da mezza coscia, al ginocchio, alla caviglia.
SOBREPANTALON RAYADO 
Pantalone di lane aperto ai fianchi usato quotidianamente solo a Todos
Santos Cuchumatan.
FAJA 
Cintura tessuta di lunghezza e larghezza variabili che serve a reggere i pantaloni; ci sono fasce per uso quotidiano e festivo.
SACO 
Le giacche tradizionali sono in tessuto di lana, alcune con applicazione di passamanerie di disegni diversi; altre sono ricamate, altre ancora sono senza guarnizioni.
PONCHITO 
È un rettangolo di stoffa a quadri bianchi e neri tessuto con telaio a pedali; si usa sopra i pantaloni come un grembiule.
RODILLERA 
Stoffa di lana che si usa come una gonna arrotolata sopra i pantaloni corti.
CAPIXAIJ
 Specie di giacca di lana per proteggersi dal freddo; ce ne sono di due tipi: corto e lungo (quasi una tunica); si porta senza infilare le maniche che restano penzoloni.

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