mercoledì 2 luglio 2014

REBETI

"Non preoccupatevi dei fuochi che vedete alzarsi in periferia,
siamo noi che fumiamo il narghilè".
(Canzone rebetika)






La musica e cultura rebetika, nasce in Grecia a seguito della "Grande Catastrofe", quando nel 1923, secondo il Trattato di Losanna, i Greci-Turchi vengono espulsi dalla Turchia e costretti a tornare in Grecia e i Turchi-Greci costretti a migrare, a loro volta, dalla Grecia verso la Turchia.
Il termine "rebeta", prima di assumere il significato legato alla musica rebetika, si fa risalire al termine all'arabo "ribat", un genere di taverna, o al termine turco per ribelle, indicando un genere di individuo intrattabile; infatti, per le questioni politico-territoriali sopracitate, questi si emarginavano e avevano sentimenti di diffidenza verso qualsiasi autorità in quanto appartenenti alla gente diseredata.
I rebeti vestivano in modo stravagante e differente dagli altri cittadini greci, erano soliti indossare una fusciacca a tracolla, che avvolgevano stretta attorno al torace, per proteggere i loro averi (denaro, tabacco, pistole e coltelli), e che facevano appositamente strisciare a terra cosicché se veniva calpestata anche solo per errore, essi avevano una scusa per poter iniziare una rissa. Indossavano camicie nere o viola, portate sotto la giacca, che veniva indossata solo con il braccio sinistro infilato perchè il destro sarebbe servito come scudo durante le risse, pantaloni stretti, scarpe a punta e cappello in feltro floscio, portato o estremamente indietro oppure calzato talmente tanto da dover alzare la testa per porte vedere. Evitavano di indossare cravatte e portare ombrelli, considerati troppo "per bene", e sono soliti ungersi i capelli creando una serie di ricci sulla fronte, incerarsi i baffi e dipingersi gli occhi con ombretto nero; si riconoscono anche nel modo di atteggiarsi avanzando pavoneggiandosi con arroganza e portando la spalla sinistra incurvata a forma di gobba leggermente protesa in avanti.
Sono soliti fumare hashish, che poi sostituiranno con l'uso di droghe pesanti come cocaina ed eroina, individualisti sottoproletari e semimalavitosi non violenti che rigettano il lavoro, salvo qualche piccolo traffico, e passano il loro tempo tra la taverna, la fumeria, il bordello ed il carcere; sono pessimisti ed hanno un rapporto conflittuale con l'altro sesso, in quanto vedono la donna ed il matrimonio come minaccia per la propria libertà, preferendo così la compagnia di prostitute, allo stesso tempo però sono molto mammoni, cosa che mal si sposa con le loro pose da duri. Questo machismo, però non ha impedito la nascita di rebeti al femminile; le donne rebeti sono scandalose e sofisticate, poichè provengono dalla zona Turca, sono intellettualmente più aperte e culturalmente superiori alle donne Greche, frequentano le fumerie, cantano canzoni licenziose, bevono e accendono i narghilè ai loro uomini, a cui rubano il cappello e che tengono sotto controllo se fumano troppo.
La musica rebetika, il cui patriarca è Markos Vamavakaris, che accompagna tale subcultura, è un misto tra la tradizione bizantina e ottomana, tra il rai magrebino, il fado portoghese, il flamenco spagnolo il blues americano ed il son cubano; le canzoni parlano di tematiche scomode, come la malattia, l'esclusione, la miseria, l' erotismo, il carcere le risse, i tradimenti e gli amori disperati, accompagnata da strumenti a corda della tradizione occidentale, come la chitarra ed il violino, e della tradizione orientale, come il santur o l'oud.



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