lunedì 7 luglio 2014

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DACRON: Fibra tessile sintetica poliestere, costituita da polietilentereftalato, usata per confezionare indumenti, vele o corde. Anticamente veniva chiamato Amilar.

DAINO: 1- Pelle ricavata dal mammifero omonimo, particolarmente morbida ed elastica che viene generalmente conciata con l'olio per renderla scamosciata; ed è usata per fare abiti e cappotti di lusso o articoli e accessori di pelletteria come i guanti.
2- E' un twill di seta lavorato in modo tale da creare una mano morbida del tessuto ed una sua particolare opacità, usato solitamente per cravatte. E' chiamato per esteso Pelle di Daino.

DALMATICA: Tipica sopravveste indossata sulla tunica, nella Bassa Romanità, dalle maniche molto ampie lunghe o corte. Era realizzata in lino, seta o stoffa pelosa e spesso ornata di ricami o strisce purpuree (clavi). Si portava quasi sempre sciolta, senza cintura. Oggi è un indumento liturgico indossato dal diacono durante messe e nelle benedizioni, e dal Vescovo durante le messe solenni.

DAMASCATO: Tessuto lavorato a somiglianza del Damasco, da cui si differenzia per l'uso di fili dai colori differenti.

DAMASCO: Dal nome della Capitale della Siria, è un tessuto di seta lavorato a telaio jacquard, con intreccio rasato, con filati dello stesso colore sia in ordito sia in trama, ma con torsione e finezze differenti. Solitamente vengono rappresentati motivi floreali che creano un effetto finale di chiaro-scuro con disegni lucidi su fondo opaco o viceversa. La sua origine è cinese, ma Damasco ne diviene il centro commerciale più importante, tanto da dargli il nome. Spesso usato in arredamento, talvolta viene impiegato anche nella moda. Vengono chiamati "Damaschini" quei tessuti che risultano similari al Damasco.

DAMIER: Termine francese che significa scacchiera, con cui viene identificato un tipo di stoffa con motivo a scacchi.

DANDY: Persona che nell'abbigliamento e nel comportamento adotta uno stile elegante e molto raffinato, dedicando al suo aspetto una cura particolare. Termine storicamente attribuito ad un certo tipo di uomo appartenente alla nobiltà, soprattutto inglese e francese, dell'800 che usa il proprio modo di apparire per comunicare la propria personalità e per distinguersi dalla nobiltà dei "nuovi ricchi" non considerati veri aristocratici, in quanto si sono arricchiti lavorando e non lo sono di nascita come loro.

DANGUI: Tipico indumento coreano, utilizzato come parte superiore dell'Hanbok, che consiste in una lunga giacca damascata con ampi spacchi laterali e maniche lunghe e larghe che si stringono al polso, e che si allaccia sul davanti con dei nastri incorporati. Originariamente era usata durante le cerimonie del periodo Joseon, per poi divenire parte dell'abito ufficiale per eventi nazionali, o abbigliamento quotidiano per le donne altolocate.

DARK: Termine che indica un tipo di abbigliamento totalmente nero, accessoriato di borchie, e con trucco nero.

DASHIKI: Abito tipico da uomo, originario dell'Africa Occidentale che consiste in una sorta di maglietta lunga con ampia manica corta; difatti nella lingua yoruba (lingua parlata nell'Africa Occidentale) la parola dashiki significa maglietta. E' la versione maschile del Kaftan Boubou femminile.

DATE-ERI: Striscia di tessuto doppiato che viene cucita all'interno dello scollo dei Kimono in modo da fuoriuscirvi leggermente e dare l'illusione che sotto ci sia un ulteriore strato di kimono. Solitamente è in colore contrastante.

DAVANTI: Parte di un capo d'abbigliamento che fa riferimento all'anteriorità del modello.

DEAD WOOL: o lana di concia, è la lana proveniente dalla tosa delle pecore morte accidentalmente o recuperata da pelli di concerie.

DECANTISSAGGIO: Operazione di rifinitura delle stoffe, specialmente in lana, compiuta al termine del ciclo precedente di rifinitura, che ha il compito di attenuare l'eccesso di brillantezza impartita dalla precedente pressatura e fissarne comunque la qualità, e di somministrare un certo grado di umidità al tessuto in modo da ravvivare le fibre e stabilire definitivamente le dimensioni della stoffa. Si dice anche Decantitura o Decantizzo.

DÈCOLLETÉ: 1- Termine francese con cui si indica una profonda scollatura nell'abito femminile che mette in risalto il petto e le spalle. Nel corso dei secoli, ha assunto diverse forme, dalla squadrata del '700 al taglio a barca, che scopriva anche le spalle, del 1800.
2- Tipo di scarpa femminile con la tomaia molto scollata, punta dalla linea allungata e tacco medio o alto. Nata verso la metà del '900, è divenuto un classico della calzatura da donna.

DECOLORAZIONE: Operazione che si esegue nella lavorazione delle pellicce su velli di basso costo al fine di ricavare la base sulla quale realizzare l'imitazione di pellicce più pregiate e di tinta più chiara. E' un tipo di operazione che indebolisce molto il pelo e tende a far perdere elasticità alla pelle.

DECORA: Sottocultura giapponese nata alla fine degli anni '90 e caratterizzata da un abbigliamento infantile composto da colori pastello o shocking, vestiti da principesse, t-shirt striminzite da bambino, scarpe enormi ed una innumerevole quantità di accessori di plastica colorata, dai braccialetti a mollette per capelli a giocattoli o accessori da bambino come zainetti di Hello Kitty o dei Pokémon.

DÉFILÉ: Voce francese che indica la sfilata di modelli.

DEFINIZIONE DELLE LINEE GUIDA: In abbigliamento indica la prima fase dello sviluppo di una collezione in cui si confrontano le informazioni rilevate sulle collezioni passate, le analisi della concorrenza e del mercato, la scelta degli obiettivi, in termini di quali e quante collezioni attivare e del target a cui rivolgersi.

DÉMODÉ: Voce francese che significa fuori moda, ed indica un tipo di capo o modo di vestire passato di moda e non più d'uso.

DENARO: (Td) Misura di peso usata per le fibre sintetiche come rayon o il nylon con cui vengono fatte le calze, secondo cui 450 mt di filato pesano 0,05 gr..

DENIM: Dal francese serge de Nȋmes, ovvero saia di Nȋmes, città originaria di produzione del tessuto. E' una stoffa molto robusta e rigida, in cotone, lavorata con armatura a saia (o levantina) con un ordito tinto in blu indigo e la trama in greggio, per un effetto bicolore e diagonale dalla sottile rigatura da destra verso sinistra. Il denim, per assumere effetti particolari, può subire differenti lavaggi da cui poi il jeans prende il nome, come:
-UNWASHED: Jeans non lavato, allo stato originale, dunque dall'aspetto e mano rigida e dal colore blu scuro, il quale verrà rilasciato vistosamente durante i primi lavaggi.
-ONEWASHED: Jeans che ha subito un solo lavaggio, quindi più morbido al tatto, ma comunque rigido, e dal colore intenso.
-STONE WASHED: Jeans che ha subito un lavaggio con pietra pomice e che assume un aspetto più usato, ammorbidito e dal blu più chiaro.
-SUPER STONE WASHED: Jeans che ha subito un intenso lavaggio con pietra pomice e che dunque risulta più usurato e notevolmente più chiaro con piccole tracce di abrasione.
-BLEACH: Jeans che subisce lavaggi in candeggina, o altre sostanze schiarenti, che, grazie all'effetto sbiancante del cloro, sfumano il tessuto fino all'azzurro chiarissimo. 
-STONE BLEAC: Lavaggio che unisce l'azione della pietra pomice a quella sbiancante della candeggina, per dare come risultato un jeans chiaro ma dall'aspetto non uniforme e con chiazze di colore irregolari, più o meno chiare.
-USED: Lavaggi particolari che conferiscono al jeans un aspetto usato.
-SOVRATINTO: Jeans al cui colore originale vengono applicate tinture di altri colori o per ottenere particolari effetti di denim usato o semplicemente per dare al tessuto un colore differente dall'originale.
-BOLIS: Tipo di lavaggi particolari "strabolliti" che restringono il tessuto aumentandone l'intensità del colore fino al 30%, così da ottenere delle venature bianche sull'indaco.
-MADE: Lavaggio di decolorazione totale che viene eseguito sul capo finito e rovesciato in modo da lasciare l'esterno intatto e l'interno completamente sbiancato.
-LAVAGGIO AL TÈ: Tipo di lavaggio durante il quale viene impiegata una tintura giallo-verde che da al denim una colorazione e riflesso di fondo come se fosse stato lavato nel tè.
-SABBIATURA: Jeans su cui vengono artificialmente accentuate le zone in cui normalmente si nota l'usura.
-BAFFATURA: Jeans su cui vengono artificialmente realizzate quelle strisce chiare fra la gamba ed il busto che solitamente si creano con l'uso.

DENTELLE: Trina particolarmente usata per orlare.

DERBY: Nome derivante dal conte inglese di Derby, che indica: -1 Un tipo di cappello duro a cupola e con falda stretta, chiamato in italiano Bombetta.
2- Un modello di scarpa chiusa, solitamente da uomo, con le alette dei gambetti (le sedi di occhielli e lacci) sovrapposte alla mascherina. Simili sono i tipi Blucher, Gibson e Lorne.

DÉSHABILLÉ: Termine francese che indica originariamente una vestaglia o veste da camera. Oggi viene identificata una persona che è vestita alla buona, in disordine o in maniera non presentabile.

DESHDASHEH: Chiamato anche Kandura, Khameez o Thobe, è un indumento arabo solitamente indossato dagli uomini mussulmani che consiste in una sorta di accappatoio lungo alle caviglie e con maniche lunghe che viene fatto generalmente in cotone, ma anche in lana di pecora nelle zone più fredde.

DESIGNER: Termine inglese per indicare lo stilista, il disegnatore di vestiti.

DESTRUTTURATO: Capo la cui struttura tradizionale è stata azzerata e reinventata nei tagli e nei volumi.

DEVORÉ: Sistema di stampa per tessuti composti da fibre in parte sintetiche ed in parte naturali, ottenuto per corrosione con speciali agenti chimici che sciolgono parte delle fibre che costituiscono il tessuto, lasciando in evidenza il fondo di sostegno secondo il disegno prestabilito.

DEUX PIECED: Termine francese con cui si indica l'insieme di due o tre capi che sono stati concepiti per essere indossati in completo, ma che possono anche essere portati separatamente.

DIADEMA: Anticamente era una benda che veniva avvolta attorno al capo di divinità sacerdotali e sovrani asiatici. Con lo stesso termine venne poi inteso una sorta di cerchio metallico che veniva portato come corona dagli imperatori romani durante il Basso Impero. In seguito, arricchito con oro, argento e pietre preziose, divenne  il ricco ornamento indossato tutt'oggi da re e regine (la corona) oppure, decorato con fiori e perline divenne una decorazione nelle acconciature nuziali.

DIAGONALE: Tipo di stoffa caratterizzata da fitte linee a colori ed in rilievo, lungo le ipotenuse degli angoli retti formati dalla trama e dall'ordito.

DIASPRO: Tessuto particolare di seta, di origine mediorientale (Antiochia), molto decorativo ed in uso fin verso il XIV sec. Ne sono state rinvenute diverse tracce presso molti inventari di chiese italiane, francesi ed inglesi e venne citato anche in diversi poemi medievali.

DIETRO: Parte di un capo d'abbigliamento che fa riferimento alla posteriorità del modello.

DIMITY: Tessuto lavorato in diagonale con ordito di lino e trama di cotone. Spesso viene tessuto con coste caratteristiche.

DIMPLE: Dall'inglese fossetta, indica la piega che si forma al centro della cravatta immediatamente sotto al nodo, quando questo è ben fatto.

DINNER JACKET: Espressione che indica una giacca da sera, nera, bianca, o di altri colori. Lo Smoking rientra in tale categoria di giacche da pranzo.

DIPANATURA: Operazione mediante la quale si estraggono o districano  le bave di seta dai bozzoli.

DIPLOIDE: Ampio mantello ripiegato, indossato dalle donne dell'antica Grecia come un particolare tipo di chitone. Nel '300-'400 era un farsetto che delineava elegantemente il busto scendendo un poco sotto la vita, con maniche aderenti che veniva portato dagli uomini sotto le vesti; i ricchi lo portavano di velluto o damaschino, i poveri di lino bianco.

DIRITTO: Termine che indica la parte del tessuto che resta evidente-esterna in un capo. Solitamente i tessuti sono detti "a doppia faccia" in quanto la loro parte esterna è differente da quella interna, ma esistono anche tessuti "a due diritti", ovvero che hanno la perte interna ed esterna uguali.

DIRNDL: Abito tradizionale femminile, diffuso nella parte meridionale della Germania, in Austria, Svizzera, Alto Adige, Trentino e parte del Friuli. Il Drindl consiste in una guepiere, una blusa, un'ampia gonna ed un grembiule, a cui vengono spesso associati accessori come sciarpe o gilet; ed originariamente era dalle colorazioni pastello per i periodi estivi e primaverili, e dalle tinte più scure per i mesi invernali e autunnali. Storicamente nasce come uniforme delle serve austriache nel XIX secolo e come abito da lavoro, per poi essere adottato, verso la fine del 1800, come abito di alta moda per le donne delle classi abbienti. Oggi viene indossato per occasioni particolari e festività. I vestiti ispirati a questo capo di abbigliamento sono conosciuto come Landhausmode.

DISADORNO: Termine usato per indicare un capo d'abbigliamento privo di ornamenti e dalla linea semplice e sobria.

DISTINTA BASE: Documento in cui vengono indicate la composizione dei materiali e le procedure di produzione per ogni modello della collezione finale. Abbreviata con il termine DIBA.

DITALE: Cappuccetto metallico o di osso, butterato da piccoli incavi che si usa a protesione del dito medio della mano durante le operazioni di cucitura a mano.

DIVISA: Indica un vestito, completo di accessori, che evidenzia il grado e l'appartenenza di chi lo indossa. Usata anticamente dai membri di confraternite e caste, è stato poi estesa in campo militare, in associazioni e anche in campo lavorativo.

DJELLABA: Tradizionale tunica marocchina indossata da arabi e tribù del deserto, lunga fino alle caviglie e completa di cappuccio. Ampia e comoda, in grado di proteggere dal caldo, è realizzata con una gabardina, in cotone per l'estate e lana per l'inverno, filata a mano nei villaggi di montagna, e viene indossata con una camicia di tela e con i pantaloni tipici, Serwal, ampi sui fianchi e stretti sul fondo. Quelle delle donne differiscono da quelle maschili per un taglio più accostato al corpo, per i colori usati e per l'intervento di ricami in oro e argento.

DOCKSIDE: Tipo di mocassino da barca, in cuoio e con suola sintetica, antiscivolo, in genere bianca. E' anche chiamato Topside.

DOCKSTEPS: Scarponi pesanti da lavoro usati, in origine, anche dagli scaricatori di porto.

DOELLETTE: Termine francese con cui si indicava un tipico giacchino da indossare sulla camicia da notte.

DOGALINA: Veste foderata spesso di ermellino o di altre pellicce pregiate, con maniche molto ampie e rialzate sulle spalle, indossata sia dagli uomini che dalle donne per ripararsi del freddo nel 1500 e 1600. Detta anche "Veste ducale", veniva così denominata perché indossata dai Dogi veneziani, oltre che per la sua maestosità e ricchezza ornamentale

DOGLIETTA: Dal francese donillette, è un cappotto invernale o soprabito incrociato davanti che veniva indossato dalle donne nei primi anni del 1800. Molto confortevole e caldo, era imbottito o foderato di pelliccia, a volte con due baveri come i cappotti maschili.

DOLAN: Fibra sintetica poliacrilica prodotta in Germania.

DOLCE VITA: Maglioncino aderente a collo alto lanciato negli anni '50, ed ampiamente usato in seguito, grazie al film di Fellini "La dolce vita" da cui prende il nome. Con tale termine viene anche indicato lo stile in voga nel periodo della ripresa italiana del dopoguerra, quando dal punto di vista stilistico ogni occasione era buona per sfoggiare capi eleganti ed apparire raffinati rispecchiando il senso di benessere che il boom economico (industriale, cinematografico, musicale, e della moda) stava portando alla Nazione.

DÒLMAN: 1- Voce proveniente dal turco dolama che indica la veste di parata indossata dai giannizzeri, milizia di fanteria ottomana; o una veste talare turca.
2- Giacca corta e attillata di panno pesante, ornata di astrakan e guarnita con alamari che veniva indossata nell'uniforme degli ussari, militari facenti parte delle unità di cavalleria.
3- Giacca femminile di panno a campana con maniche aperte e pendenti alla paggio, o mantello da donna con cappuccio, guarniti di alamari e profilati di pelliccia, di moda in Francia nella seconda metà del 1800.

DOMINO: Grande cappa con cappuccio, generalmente in seta ma anche di cotone, di colore nero, indossata da donne e uomini per le feste di Carnevale, sull'abito da sera.

DONEGAL TWEED: Tessuto originario dalla contea irlandese di Donegal, in lana cardata o semipettinata e fatto a mano. Il suo aspetto caratteristico è ruvido ma di mano dolce e presenta tanti bottoncini, nodini, colorati sulla superficie.

DONNOLA: Piccolo mammifero il cui pelo morbido marrone sul dorso e bianco su pancia e gola, viene usato nel settore della pellicceria.

DONSU: Tecnica di tessitura giapponese simile a rasato, realizzata usando colori contrastanti per i fili dell'ordito e tessendo in direzioni diverse. Il filo utilizzato viene tinto prima della tessitura.

DOPPIA FACCIA: Tipo di tessuto a maglia in catena prodotto con due serie di aghi o con telai bifrontura.

DOPPIOPANNO: Tessuto duble face formato dalla combinazione di due tessuti piuttosto pesanti, uniti da un filo di trama supplementare. Talvolta è in tinta unita su un lato e fantasia sull'altro.

DOPPIOPETTO: Termine che indica giacche e cappotti con i due davanti sovrapposti e chiusi con una doppia fila di bottoni, e con i revers a punta di lancia.

DOPPIO RITORTO: Tipo di tessuto con filati ritorti sia in ordito che in trama.

DORLON: Fibra sintetica poliammide da cupro-lattame prodotta in Germania.

DORSAY: Dal nome del Conte Antoine Gabriel d'Orsey, indica un abito a falde, da cerimonia, omologo al tight.

DOTHI: Capo d'abbigliamento indiano più conosciuto e formato da una stoffa rettangolare bianca con una sottile bordura ed una semplice e geometrica decorazione finale, che viene indossato dagli uomini avvolto attorno alla vita creando abbondanti pieghe rette da una cintura e che scendono fino ai piedi come se fosse un pareo. Il dothi viene spesso indossato con il kurta, questa associazione di indumenti viene comunemente chiamata dhoti kurta o dhuti panjabi nelle zone orientali. Nel sud dell'India invece viene abbinato al angavastram, un altro capo che viene indossato sulle spalle, o con il chokka o il jubba, altri capi locali simili al kurta. Simile al doti è il lungi, in materiale più leggero.

DOUBLEFACE: Voce francese che significa doppia faccia, con cui viene indicato un tessuto o un capo senza rovescio, ma con due dritti diversi, entrambi utilizzabili poiché ben rifiniti. Un capo doubleface è anche detto reversibile. 

DRACON: Fibra tessile poliestere.

DRALON: Fibra sintetica poliacrilonitrilica di produzione germanica, simile alla lana ma più leggera.

DRAP: Termine che indica un tessuto in lana pettinata morbido, a pelo liscio e setoso e adatto ad abiti da sera maschili come lo smoking ed il frac, o femminili. Ne esistono due tipi: il Zibeline a pelo ondulato, e l'Edredo a pelo opaco e soffice.

DRAPPEGGIO: Tessuto ripreso e fissato in modo da formare un movimento armonioso di ampie pieghe ricadenti.

DRAPPERIE: Nell'uso commerciale si intendono le stoffe di lana da uomo, specialmente pettinate, piuttosto pesanti, in opposizione a lanerie più leggere per donna.

DRAPPO: Anticamente era il termine usato per indicare il Drap; oggi indica genericamente una stoffa, un tessuto.

DRILL: Dall'inglese traliccio, indica un tessuto robusto di cotone a trama diagonale, color bianco o cachi, simile al denim ma più leggero, e solitamente usato per divise militari o abiti estivi.

DRITTE: Scarpe fatte in modo simmetrico per tutti e due i piedi senza distinzione della destra dalla sinistra.

DRITTOFILO: Direzione del filo nell'ordito del tessuto. Se è "in trama", indica la direzione del filo nella trama del tessuto.

DRIVING CAP: Berretto da guida. Classico berretto inglese, quasi sempre in tweed di lana, che originariamente veniva usato per la guida delle automobili.

DRIVING COAT: Soprabito da guida. Soprabito o giaccone corto, di foggia sportiva, adatto per la guida dell'automobile.

DROP: Termine usato nel campo della confezione da uomo, che indica in rapporto tra la misura del torace e quella della vita, di cui bisogna tener conto per avere una vestibilità giusta.

DUCHESSE: Tessuto di seta rasata o tela pesante lucida, tipo satin, avente aspetto fastoso e scintillante, usato per abiti da donna. Se sintetico viene usato generalmente per la realizzazione delle fodere di capi di abbigliamento o vestiti meno importanti a scopi decorativi o folcloristici.

DUE AGHI: Tipo di macchina da cucire con due aghi, la cui distanza varia da 2 a 40 mm. E' usata particolarmente per eseguire cuciture parallele, può essere a trasporto semplice, duplice o triplice.

DUILIO: Scarpa di tipo francesina con punta riportata a coda di rondine e decorata.

DUPATTA: Chiamata anche Chunni, è un lungo scialle (80-100 cm per 200-250) che viene indossato dalle donne in abbinamento al Salwar Kameez. Tipicamente viene indossata drappeggiata a U sul seno, con le due code dietro le spalle, ma la si può portare anche di traverso, puntata sulla spalla o lasciata libera in altezza così da coprire il torace.

DUPLICATORE: Macchina usata nelle industrie di abbigliamento per riprodurre istantaneamente le copie dei tracciati dei modelli da fissare sul tessuto per il taglio.

DUVET: Termine francese usato per indicare le giacche a vento imbottite di piume d'oca, o altri piumini in genere.

DUVETINE: Dal francese duvet, lanugine-piuma, è un tessuto leggero con finissaggio a pelo cortissimo e senza direzione, ricoperto da un pelo finissimo simile alla peluria degli uccelli ancora implumi; o velluto a cascami di lana o seta. Viene usato in abbigliamento femminile, per abiti, soprabiti e cappotti.

DYNEL: Fibra sintetica in fiocco di capolimero-acrilonitrile, o cloruro di vinile, prodotta negli USA.

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