lunedì 6 aprile 2015

FUNKY

"Questo tizio è cattivo e non si limita a volare
lui è super fly"
(Super Fly, 1972)




Lo stile Funky nasce ufficialmente all'inizio degli anni '70 a seguito dell'uscita del film "Shaft il detective", nel 1971, che aveva per protagonista l'omonimo detective di colore. La pellicola diede origine alla cosiddetta blaxploitation, la quale offriva una diversa immagine dell'uomo di colore, identificata da un'estetica specifica, sensuale e curata, composta da capi aderenti in alcune parti del corpo e ampi in altre, come camicie strette in netto contrasto a pantaloni a campana, giacche di pelle, dolcevita, scarpe eleganti a punta e, segno indistinguibile del black power, i capelli afro supercotonati.
All'epoca tutto era definito "funky", da funk, un termine gergale in voga in questi anni per indicare uno stile di musica, cibo, arte e moda di origini nere; era probabilmente la prima volta che, dopo anni, una nuova cultura popolare nasceva dalla gente di colore, anche se copiava spudoratamente il look dei bulli dei ghetti che ostentavano la propria ricchezza e sensualità. La parodia dello stile "pappone", divenne un archetipo, vistoso ed eccessivo con grandi cappelli a falde larghe, pellami esotici, pellicce, lunghi cappotti di pelle aderenti sul busto e larghi sul fondo, pantaloni a palazzo o a campana con la piegatura centrale, camicie stretch con colletto ampio, scarpe di pelle, sandali e stivali con tacco o con plateau esagerati. 
Questo look fu adottato soprattutto da musicisti funk come Bootsy Collins e George Clinton o James Brown, ma in maniera più realistica e alla moda al fine di rappresentare la controcultura nera urbana in contrasto netto con quella bianca.



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