sabato 20 ottobre 2018

GANGURO

"Black is beautifull: il look delle ganguro gyaru"
(titolo di un saggio di Toshio Miyake)


Appartenente alle sottoculture della scena Gyaru vi è anche quella delle Ganguro, che letteralmente significa "faccia nera", che nasce in Giappone nella seconda metà degli anni '90 del 1900 per restare in gran voga sino alla fine del secolo, raggiungendo il suo apice nell'inverno 1999-2000 per poi subire un successivo decadimento.
Dal contatto con altri stili di strada internazionali le ganguro assimilano alcuni tratti, come la fascinazione dance-musicale verso la cultura afroamericana e l'esagerata abbronzatura, da cui il nome, tipica dei surfisti che viene poi abbinata ad un trucco molto chiaro, soprattutto attorno agli occhi e sulle labba, ed a capelli ossigenati e tinti, caratteristiche che vanno in netta contrapposizione con l'ideale femminile giapponese della ragazza per bene dalla pelle diafana e dai capelli scuri. Questo stile esagerato, difatti nasce più che altro come una sorta di protesta sociale contro i tradizionali canoni di bellezza femminile giapponese visti troppo restrittivi.
Oltre ai capelli ossigenati e la forte abbronzatura, le ganguro erano solite indossare scarpe con zeppe o zatteroni, capi attillati e molto corti dai colori pastello o primari, quantità innumerevoli di accessori, fiocchi e bigiotteria in plastica colorata e sgargiante in stile kawaii, adesivi da viso, ciglia finte abbinate ad un eyliner marcato, e ciocche colorate.
Lo stile ganguro, in base ad alcune caratteristiche estetiche, viene distinto con tre termini differenti: Ganguro, da 'gan' (viso) + 'kuro' (scuro), o 'gangan' (molto) 'kuro' (scuro), che è il termine più generico e ricorrente con cui, appunto, viene anche indicato tutto il gruppo; le ganguro hanno un colorito abbronzato e tingono i capelli con tonalità che oscillano tra il castano ed il biondo; come calzature usano zeppe che vanno dai 10 ai 20 cm.
Gonguro, da 'gon' (super) + 'kuro' (scuro), coloro che urano un colorito ancora più abbronzato ed i capelli tinti con tonalità tra il castano ed il biondo; come calzature usano zeppe che vanno dai 10 ai 20 cm.
Yamamba, spesso abbreviato in 'Mamba', che significa 'Strega di montagna' (una figura della tradizione popolare giapponese tipica dei teatri Nō e Kabuki) e che è caratterizzato da un colorito estremamente scuro e da capelli tinti di un biondo ancora più chiaro, bianco o argento con riflessi policromatici. Le Yamamba esagerano anche col trucco, chiamato 'panda' o 'negafirumu-negative film', perché si dipingono attorno agli occhi cerchi bianco-azzurri o bianco-rosa con, talvolta, integrazione di brillantini, ed usano le stesse tonalità anche per le labbra; come calzature usano zeppe che possono arrivare fino ai 25 cm.
Indipendentemente dall'età anagrafica delle ragazze, lo stile ganguro può essere a sua volta suddiviso in quattro sottogruppi:
BARBIE: Caratterizzato dall'uso di colori in tinta unita quali rosa, rosso, giallo e bianco, vestiti corti,  in materiali per lo più sintetici, abbinati a calzettoni allentati.
OTONA: Chiamato anche Oneesan o Shisuta che significa 'adulto', è lo stile più sexy e cool, caratterizzato dall' uso di gonne lunghe al ginocchio, tacchi altissimi al posto delle classiche zeppe e l'uso di colori più scuri. Di questo sottogruppo fanno parte le Burakkukei, ovvero le gyaru che si rifanno ad uno modello etnico e agli stili R&B, funky e hip-hop degli afroamericani con capelli dread, capi molto attillati e trucco scuro su occhi e labbra.
ROKO: Il termine deriva dalla contrazione della parola 'local'; questo stile risente maggiormente dell'influsso surfer ed è il più sportivo e natural-etnico dei quattro; è caratterizzato dall'uso di minigonne, principalmente in jeans, t-shirt con stampe floreali o a pois, accessori in legno e l'uso di colori chiari.
RETORO: Il termine deriva dalla parola 'retró', difatti lo stile utilizzato si rifà agli anni '70 del '900 con influenze hippie e psichedeliche, caratterizzato dall'uso di pantaloni a zampa di elefante, camicie dalle tinte arcobaleno, capi di seconda mano, ecc.
Nel giro del breve tempo della sua durata, nella città di Tokyo, i distretti di Shibuya e Ikebukuro divengono il centro di questa nuova moda che, sviluppatasi prevalentemente nei ceti medio-bassi, riesce ad oltrepassare i confini demografici che prima delimitavano il fenomenno gyaru.
La più nota esponente di questa sottocultura, nonché modella di un centro estetico di Tokyo, era conosciuta con il nome di Buriteri, nome ripreso da quello di una salsa di soia particolarmente scura.

Anche le Ganguro, come le Kogal, possono essere identificate sotto il macrogruppo Gyaru che, in generale, comprende una serie di differenti sottoculture spesso in competizione tra loro, che cambiano, nascono e muoiono al variare delle mode, e che si discostano dalle tipiche ragazze giapponesi che vestono e si comportano alla maniera più tipica e tradizionale. Caratteristiche comuni a tutte le sottoculture gyaru sono la pelle abbronzata, i capelli schiariti, il trucco pesante e chiaro, le unghie laccate e la passione per abbigliamento ed accessori alla moda che spesso vengono abbinati a tendenze kawaii (dal giapponese 'grazioso', 'carino' che comprende tutto ciò possa avere un aspetto fanciullesco) e provocanti. Se inizialmente il fenomeno gyaru era a solo di interesse giovanile, negli anni l'interesse si è esteso anche a fasce di età più avanzata, dalle studentesse universitarie, alle lavoratrici fino alle madri di famiglia.


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