mercoledì 29 agosto 2018

KOGAL

"La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo."
(Malcom X)


Nel Giappone di metà anni '90 del 1900 sono molte le sottoculture giovanili che si sviluppano e che colorano le vie delle città; una di queste è quella conosciuta con il nome di Kogal, che letteralmente significa "piccola ragazza" e che era molto in voga tra le ragazze attorno ai quindici - vent'anni.
Il termine Kogal, è un anglicismo derivante dalla parola "kogyaru", a sua volta abbreviazione del termine "kokosei gyaru"(ragazza delle scuole superiori), che deriva dall'unione delle parole 'gal', proveniente dallo slang inglese per intendere la parola 'girl', e dal prefisso 'ko' che se per alcuni significa 'piccola' per altri deriva dal termine 'kōtō gakkō' (scuola superiore).
Lo stile kogal, come il nome lascia ad immaginare, è molto legato all'abbigliamento scolastico, pur non essendo necessariamente ad uso unico di reali studentesse; infatti propone un riadattamento dell'uniforme scolastica (compreso il conosciutissimo 'fuku alla marinara'), in cui la gonna viene accorciata ed abbinata a grandi cardigans e maglioni sformati, zatteroni e ai loose socks (calzettoni larghi allentati di colore bianco che somigliano molto a degli scaldamuscoli).  Dal punto di vista estetico le kogal tendono ad occidentalizzare il più possibile il proprio aspetto schiarendosi i capelli di castano chiaro o biondo platino e sfoggiando una forte abbronzatura che va in netta contrapposizione con il trucco usato e fatto di ombretti color pastello (azzurro o bianco), rossetto chiaro e unghie finte e laccate.
Dal punto di vista delle abitudini, le kogal costituiscono un esempio lampante, e negativo, di consumismo esagerato poiché adorano tutto ciò possa concernere il divertimento e lo svago, dall'uso smodato di cellulari di ultima generazione e accessori firmati, allo shopping, il ballo (sono dedite al parapara, tipico ballo giapponese) e al purikura (dall'inglese 'print club' pratica che consiste nel farsi fototessere adesive ricche di effetti speciali, in apposite cabine). Oltre al sovvenzionamento economico offerto dai genitori, alcune Kogal erano solite ricorrere ad una forma di prostituzione (enjo kōsai) iscrivendosi presso agenzie di appuntamenti come 'accompagnatrici a pagamento'.
Storicamente le kogal originali, sorte nel decennio precedente, erano vere studentesse di costose scuole private non interessate alla moda ed alle ultime novità tecnologiche, che modificavano la propria divisa scolastica come segno di sfida alle autorità e che, per tale motivo, venivano cacciate dai collegi.
I principali luoghi dove era possibile incontrare numerose kogal erano, ovviamente, i centri commerciali dei distretti di Shibuya, Ikebukiìuro e Shinjuku di Tokyo.

Il termine con cui le kogal preferivano però identificarsi era il più generico Gyaru che, in generale, comprende una serie di differenti sottoculture spesso in competizione tra loro, che cambiano, nascono e muoiono al variare delle mode, e che si discostano dalle tipiche ragazze giapponesi che vestono e si comportano alla maniera più tipica e tradizionale. Caratteristiche comuni a tutte le sottoculture gyaru sono la pelle abbronzata, i capelli schiariti, il trucco pesante e chiaro, le unghie laccate e la passione per abbigliamento ed accessori alla moda che spesso vengono abbinati a tendenze kawaii (dal giapponese 'grazioso', 'carino' che comprende tutto ciò possa avere un aspetto fanciullesco) e provocanti. Se inizialmente il fenomeno gyaru era a solo di interesse giovanile, negli anni l'interesse si è esteso anche a fasce di età più avanzata, dalle studentesse universitarie, alle lavoratrici fino alle madri di famiglia.


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