(Sutra del Loto)
Il termine Origami indica l’arte di piegare la carta per dare vita ad oggetti, animali, figure di fantasia, ecc... La parola deriva dal giapponese Oru (piegare) e da Kami(carta). La parola Kami, con un ideogramma diverso ma con la stessa pronuncia, vuol dire anche Spiriti, divinità: questa sovrapposizione di significato lega inscindibilmente l’arte degli origami con la spiritualità, con la ricerca del Divino e dona a questa tecnica una valenza sacrale. Alla base dei principi che regolano l'origami, infatti, vi sono i principi shintoisti del ciclo vitale e dell'accettazione della morte come parte di un tutto: la forma di carta, nella sua complessità e fragilità, è simbolo del tempio shintoista che viene ricostruito sempre uguale ogni vent'anni, e la sua bellezza non risiede nel foglio di carta ma in ciò che si crea.
Il procedimento degli origami consiste nell'effettuare un succedersi di pieghe diverse, partendo da un foglio a base quadrata, per creare figure diverse, da modelli semplici a modelli estremamente complicati. Numerose figure origami partono da una forma di base, una figura piana realizzata sempre nello stesso modo e da cui si sviluppa la variazione che porta alla figura completa. L'unico materiale che serve per la realizzazione di un origami è la carta, da quella per fotocopie, alla carta metallizzata, la carta velina, la carta di riso ecc… Oggi tutti i modelli cominciano da un foglio quadrato, i cui lati possono essere di colore differente, e continua senza fare tagli alla carta, ma l'origami tradizionale era molto meno rigido e faceva frequente uso di tagli, oltre a partire da basi non necessariamente quadrate.
L'arte di piegare la carta nasce in Cina nel I o II secolo d.C. e raggiunge il Giappone nel VI secolo che ne fece, col tempo, una vera e propria arte.
Le prime testimonianze dell’arte dell’origami, si hanno intorno all'epoca Muromachi (1392 – 1573) quando, guerrieri samurai si scambiavano doni adornati con noshi (emblemi portafortuna) fatti di carta.
L'ingresso ufficiale dell'origami nella cultura giapponese è però databile intorno al XI secolo, quando, durante i rituali religiosi nei Templi Shintoisti, apparvero i primi go-hei (strisce di carta bianca piegate a zig zag o in forme geometriche e, unite ad un filo o ad una bacchetta di legno), utilizzati per delimitare gli spazi sacri e comesimbolo della presenza delle divinità. Anche durante le cerimonie nuziali era usanza, e lo è tutt'oggi, attaccare delle farfalle di carta alle coppe di sakè con le quali gli sposi brindano alla felicità della loro unione. La carta, nata in Cina più di 2000 anni fa e perfezionata dai giapponesi tramite l’uso del riso che la rendeva più morbida e resistente, era da sempre considerata un materiale nobile e la sua introduzione nella sfera religiosa ne consolidò il fascino e il rispetto.
Oggi, uno degli origami tradizionali giapponesi più noti, è sicuramente la figura della gru, simbolo di immortalità. Ad essa sono legati molti miti e leggende, tra cui quella secondo la quale chiunque pieghi mille gru vedrà i propri desideri esauditi. Realizzare per sé o regalare mille gru, è diventata quindi una pratica molto diffusa.
Anche in tal caso Munablom non si è fatta fuggire l'idea e l'occasione di sperimentare l'Origami nelle sue creazioni unendo quest'arte giapponese all'uso di tessuti etnici per abbigliamento e accessori.
Nessun commento:
Posta un commento